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Il lavoro affronta il tema della conversione dei debiti in capitale di rischio nell’ambito dei procedimenti di concordato preventivo che, come è noto, è un’operazione di ristrutturazione finanziaria che può essere realizzata attraverso due diverse (ed alternative) modalità attuative: il conferimento di parte o dell’intero attivo della società in concordato ad una società conferitaria (anche di nuova costituzione) e la successiva assegnazione a titolo di datio in solutum delle partecipazioni di quest’ultima ai creditori della prima (conversione c.d. “indiretta”) oppure l’aumento di capitale della società in concordato con l’offerta in sottoscrizione delle partecipazioni emesse a tutti o alcuni dei creditori concordatari e la conseguente estinzione parziale o totale dei relativi crediti (conversione c.d. “diretta) L’oggetto dell’analisi riguarda due nodi problematici di fondo: l’individuazione, da un lato, dei mezzi di tutela che devono essere assicurati ai soci a protezione delle loro ragioni patrimoniali (sì da evitare ogni rischio di “espropri senza indennizzo” a loro danno e a tutto vantaggio dei creditori) e, dall’altro lato, la delimitazione dell’esatta portata dei principi generali che presidiano i diritti dei creditori (dissenzienti) sia nell’ipotesi in cui l’operazione riguardi i soli crediti chirografari, sia nel caso particolare in cui essa coinvolga anche quelli assistiti da garanzie sul patrimonio del debitore. |