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Nel presente contributo, si intende porre in evidenza la cruciale rilevanza assunta dalla figura di John Dewey ai fini di una rivitalizzazione della filosofia italiana, in particolare alla luce delle implicazioni pedagogico-formative in essa presenti, nonché delle sue preziose valenze in termini di umanizzazione del filosofare. Dewey è visto come colui che ha elaborato una vera metafilosofia incentrata sul principio che la filosofia non è una forma di conoscenza in senso stretto, né un mezzo per acquisire conoscenza, ma piuttosto un costante esercizio di riflessione su se stessa, nel suostesso svolgersi ed esplicarsi, un pensarsi strada facendo, una modalità dell’azione critica culturale che mette a fuoco i mezzi e le modalità attraverso i quali l’individuo umano affronta e risolve le situazioni problematiche e le difficoltà. La ricezione del pensiero e dell'opera di John Dewey da parte della cultura italiana dal 1945 al 1960, con particolare riferimento ad alcune tra le più significative riviste di carattere filosofico, ossia «Rivista di filosofia», «Rivista critica di storia della filosofia» (poi «Rivista di storia della filosofia»), «aut aut» e «Studi filosofici», si presenta come un fenomeno complesso e denso di risvolti problematici, attraverso il quale risulta possibile evidenziare aspetti significativi che hanno accompagnato, segnato e contraddistinto percorsi formativi e trasformativi propri di ampi settori della vita culturale e filosofica italiana fino ad oggi. |