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Visti i dati ancora non uniformi a causa di una serie di analisi tuttora in corso e di uno studio attualmente nelle sue fasi preliminari, si ritiene più opportuno presentare al Convegno una segnalazione sotto forma di poster. Dal 2005 una missione belgo-italiana guidata dall’Université catholique de Louvain nell’ambito del Progetto internazionale “VII Regio. La Valdelsa in età romana e nella tarda-antichità”, ha in concessione lo scavo di un vasto sito archeologico ubicato nel settore orientale dell’ager Volaterranus. L’area, già nota per numerosi quanto significativi ritrovamenti di epoca romana, ha evidenziato, nel corso delle sei campagne svolte, una realtà insediativa complessa, caratterizzata da una villa costruita verosimilmente tra la fine del III e gli inizi del IV sec. d.C. con una architettura ed un apparato decorativo di tipo monumentale. I dati stratigrafici emersi durante la campagna di scavi 2010 hanno evidenziato come le fasi di vita del sito precedentemente supposte, si debbano verosimilmente limitare, emergendo come il progetto di realizzazione della cosiddetta sala esalobata, sia stato interrotto per un radicale rifacimento, probabilmente intercorso non prima dell’ultimo quarto del IV sec. d.C. In particolare la sala esalobata fu trasformata in modo radicale, sia dal punto di vista architettonico sia funzionale: il livello pavimentale fu notevolmente abbassato, tre esedre furono alternatamente abbattute e al loro posto furono costruiti altrettanti ambienti rettangolari. La nuova sistemazione ha conferito l’insolita forma di una sala triloba a base triangolare, ben diversa dal τρίκογχος classico perché esito di una complessa vicenda costruttiva. Il pavimento della sala successivo alla ristrutturazione è costituito da un cementizio a base litica con decorazione geometrica al centro dell’ambiente e nell’abside prospiciente il vestibolo, mentre le altre due esibiscono un emblema centrale di tipo decorativo (quello meglio conservato rappresenta un calice fiorito inserito in una guilloche delimitata da un arco di cerchio a profilo dentellato). Nel corso del V sec. d.C., verosimilmente verso la fine, la struttura evidenzia i primi segni di abbandono e crollo: alcune parti (come la sala triloba) sono abbandonate e, progressivamente, sono obliterate dal crollo dei rivestimenti parietali e delle coperture, mentre altre porzioni subiscono le prime spoliazioni, finalizzate principalmente al recupero di “marmi” per la produzione di calce. Se nella comunicazione dell’anno scorso si era dato conto del reimpiego delle tessere musive in pasta vitrea della villa, il poster di quest’anno vorrebbe mettere in prospettiva l’analisi dei sectilia che decoravano la villa. Dallo scavo e da una serie di prospezioni di superficie provengono diversi frammenti di blocchi di marmo bianco (verosimilmente lunense), di maggiori dimensioni rispetto alle crustae, lavorati e pertinenti a soglie, stipiti o gradini, accanto a una porzione di capitello di lesena. Lo studio autoptico associato ad una serie di sezioni sottili al microscopio ha permesso d’identificare e talora rivedere la provenienza dei diversi litotipi analizzati: oltre al locale giallo di Siena, utilizzato per la sua somiglianza cromatica, a minor costo, al marmor Numidicum e ad una serpentinite a matrice verde sempre d’estrazione probabilmente toscana (gabbro), si è potuta costatare la presenza di sectilia in marmor Lacedaemonium, cipollino, portasanta, pavonazzetto, greco scritto (relativa ad una scanalatura di lesena) e lapis Porphyrites. Purtroppo tutta la marqueterie è il risultato di quanto scampato alla distruzione sistematica della decorazione (frantumazione, calcinazione etc.) allo scopo di farne smagrante per una produzione in situ di ceramica grezza durante il VI sec. d.C., così come le analisi archeometriche sulle ceramiche comprovano. Da ciò discende la difficoltà di ricostruzione di possibili sistemi decorativi pavimentali e/o parietali. La presentazione del poster, negli intenti di chi scrive, potrebbe sollecitare possibili suggerimenti all’uopo. |