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Nel novembre 1859 un articolo della Legge Casati, che avrebbe poi rappresentato la fondamentale carta della nuova Italia, soppresse l'Università di Sassari. Fu necessario l'impegno degli enti locali e di deputati "amici" (soprattutto di Pasquale Stanislao Mancini) perché una legge speciale sospendesse, nel 1860, gli effetti della soppressione. I due "pareggiamenti" (1877, 1902) non risolsero completamente la condizione di fisiologica inferiorità di una Università che univa alle ristrettezze del bilancio gli svantaggi dell'isolamento geografico e culturale. Solo con il nuovo secolo l'Ateneo, specie sotto la guida del rettore Angelo Roth, conobbe una effettiva ripresa, caratterizzata dalla crescita degli iscritti, dal radicarsi nel suo statuto di nuove discipline e dalla presenza di personalità scientifiche di rilievo come Claudio Fermi per l'igiene, Francesco Coletti per la statistica, Enrico Besta per la storia del diritto. Le relazioni dei rettori del 1882 fino alla prima guerra mondiale, raccolte in questo volume, rappresentano lo scrupoloso bilancio annuale dei progressi e delle battute d'arresto che lo sviluppo dell'Ateneo sassarese incontrò nei primi cinquant'anni della sua storia "italiana". Il saggio storico introduttivo offre il ritratto di una Università periferica che, con l'appoggio della società locale, seppe trovare nella sua stessa tradizione plurisecolare le ragioni per opporsi prima alla soppressione poi all'emarginazione. |