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La ricerca analizza la crisi sistemica attraversata dalle democrazie contemporanee leggendone i sintomi alla luce di un profilo specifico, ossia quello del declino epistemico che colpisce l’utenza di tali sistemi normativi. Si è in particolare focalizzata l’attenzione sul divario sempre più marcato tra, da una parte, lo scarso livello di (in)formazione e capacità di ragionamento dei cittadini e, dall’altra, la crescente quantità di competenze necessarie per orientarsi correttamente all’interno della società. Si è quindi cercato di dimostrare come l’esacerbazione di tutti i principali sintomi dell’attuale crisi democratica sia fortemente correlata alle preoccupanti dimensioni ormai raggiunte da questo “differenziale epistemico”, il quale, pur rappresentando una fonte di criticità sempre latente all’interno di società organizzate democraticamente, incontra oggi condizioni di contesto che favoriscono il pieno dispiegamento dei suoi effetti anche sul piano fenomenico. La sintomatologia della crisi democratica viene esaminata ricorrendo all’ausilio di elaborazioni socio-demoscopiche sul rapporto tra cittadini e politica, di dati statistici relativi alle abilità cognitive e al livello delle competenze possedute dagli elettori, e di ricerche sul decision making applicato al contesto elettorale, prestando un’attenzione particolare al panorama italiano. Questo complesso di studi ha consentito di approcciare criticamente quelle teorie che, pur con molteplici sfaccettature, fondano la legittimazione assiologica della democrazia su una presunta capacità dei cittadini di autogovernarsi. L’analisi è stata quindi orientata verso la ricerca di soluzioni istituzionali volte a superare la crisi in modo strutturale. In primo luogo si è esplorata la possibilità di intervenire sul sistema formativo e sulla regolamentazione di quello mediatico, con l’obiettivo di innalzare il livello delle competenze, di incrementare le abilità analitiche, e di migliorare lo stato informativo dei cittadini. Realisticamente, simili interventi si prospettano tuttavia soltanto parzialmente risolutivi rispetto a un fenomeno diffuso, consolidato e persistente come il deficit epistemico che colpisce l’elettorato democratico. Nella seconda parte del lavoro si è quindi rivolto lo sguardo alle teorie elaborate nell’ambito della filosofia politica di orientamento epistocratico, la quale, pur con molte sfumature e diverse declinazioni, propone di ridiscutere la pressoché incondizionata universalità del suffragio caratterizzante le democrazie contemporanee, per sostituirla con forme di selezione dell’elettorato fondate sulla valorizzazione della conoscenza. La scelta di concentrare l’attenzione sulle dottrine epistocratiche discende dal fatto che esse stanno acquistando un ruolo sempre più rilevante nel dibattito scientifico, e configurano uno dei filoni di ricerca attualmente più innovativi (e al contempo più controversi) per l’analisi critica del modello democratico. Si sono quindi esaminate le condizioni giuridiche che un’eventale restrizione del suffragio dovrebbe rispettare per non violare i principî supremi degli ordinamenti democratici, per poi trattare il problema della realizzabilità di queste proposte anche dal punto di vista assiologico. Da ultimo ci si è interrogati se, al di là della legittimità giuridica e della condivisibilità teorica, simili interventi risulterebbero altresì realisticamente concretizzabili nell’attuale contesto socio-politico, ovvero se quest’ultimo imponga di orientare il processo di epistocratizzazione verso soluzioni politicamente meno dirompenti. In particolare, si sono prese in considerazione alcune proposte che, pur mantenendo formalmente inalterato il suffragio universale, potrebbero comunque ridurre per via indiretta l’incidenza dell’ignoranza politica sul processo elettorale. This work analyzes the crisis faced by contemporary democracies moving from a specific point of view, i.e. the epistemic decline of democratic electorates. In particular, I focused on the gap between low level of information/reasoning ability of the average citizen, and the growing amount of skills he needs to get properly oriented in contemporary society. Therefore, I show that all the main symptoms of the current democratic crisis are strongly correlated with this “epistemic gap”, which has always been a potential problem for democracy, but its effects are nowadays amplified by the social, political and technological context we live in. In order to analyze the features of this epistemic crisis, I used surveys on the relationship between citizens and politics, statistical data on voters’ cognitive skills and studies on voters’ decision-making, focusing in particular on the Italian context. As a result, these studies cast a shadow over many democratic theories that base the axiological legitimacy of democracy on a citizens’ supposed ability to govern themselves. Therefore, I tried to find institutional solutions to overcome the crisis. First of all, I proposed some interventions for improving education and media systems, aimed at increasing competences, analytical skills, and information of citizens. However, a phenomenon as pervasive and entrenched as epistemic deficit cannot be fully solved only by this kind of interventions. Therefore, in the second part of the thesis I considered the theories developed by epistocratic political philosophy, which proposes to rethink universal suffrage and replace it with some kind of knowledge-based electorate selection. I chose to focus on epistocratic doctrines because of the increasingly key role they are acquiring in the contemporary scientific debate: nowadays, they are one of the most innovative (and controversial) line of research in the field of critical analysis of the democratic model. I studied the legal conditions that a suffrage restriction should respect in order not to violate the supreme principles of democratic systems. I then studied the same issue also from an axiological point of view. Lastly, I wondered about the feasibility of these kind of interventions in the current socio-political context. From this point of view, it has emerged it was appropriated to think also of less disruptive solutions in the short-medium term. In particular, I analyzed some reform proposals that could reduce indirectly the incidence of political ignorance on the electoral process, while keeping universal suffrage formally unchanged. |