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È appena uscito sulla rivista Medical Humanities e Medicina Narrativa (MHMN) il nostro contributo "Quante storie! Narrare l'esperienza dell'anoressia per riflettere sul lavoro di cura" (pp. 297-306). Scrivo nostro perché l'ho scritto insieme alla collega pedagogista e amica (!) Antonella Cuppari. Per noi, dopo un primo articolo in inglese, è stato importante aver trovato un contesto di confronto anche italiano in cui poter cominciare a parlare dell'esperienza di anoressia come di una storia che può essere riscritta e che può portare con sé anche un potenziale di cura e consapevolezza. Abbiamo scritto e continueremo a farlo, a partire dalla nostra biografia, ma senza chiuderci ovvero identificarci in essa. Per questo motivo parliamo di "esperienza dell'anoressia". Scriviamo avendo cura delle parole per riflettere su come la relazione che intratteniamo con la nostra ferita (ognuno ha la sua) ci forma e informa nel nostro lavoro di operatrici sociali. |