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Il presente lavoro ha cercato di definire la struttura ed i processi rinnovativi che caratterizzano alcuni dei popolamenti meglio conservati di Taxus baccata L. del centro Italia, effettuando per la prima volta il censimento totale delle popolazioni di tasso presenti. Dai rilievi è emerso che le formazioni a Taxus baccata L. sono distribuite all’interno di soprassuoli in cui prevalgono le latifoglie decidue, fra le quali la più diffusa risulta essere il faggio. Come in altre formazioni europee al tasso si associano, spesso con una decisa abbondanza, il tiglio, gli aceri mesofili (di monte e riccio) ed il frassino maggiore, assieme ad altre specie, ritenute in genere secondarie, quali i sorbi. I faggeti che costituiscono i soprassuoli all’interno delle aree censite sono governati generalmente a fustaia, nel complesso disetanea, ma con gruppi monoplani. Le provvigioni sono mediamente buone seppur alquanto variabili (320-630 m3/ha). Fa eccezione il sito di Pettorano ove è presente un ceduo oltreturno misto con carpino nero, aceri (di monte, riccio e opalo) ed orniello nelle porzioni basali, faggio e acero riccio in quelle poste più in alto (provvigione di 160-180 m3/ha). Tramite le indagini condotte è stato possibile delineare un intervallo altimetrico in cui il tasso vegeta nell’Appennino centrale che varia dai circa 900 m s.l.m. ai 1700 m s.l.m., ovvero una fascia di 800 metri, all’interno della quale, a seconda delle differenti realtà stazionali, il massimo della presenza si attesta a quote differenti. In questo lavoro si è tentato di individuare quali siano le aree di optimum ecologico della specie, ovvero il range all’interno del quale le popolazioni indagate sono maggiormente diffuse. Dalle curve di distribuzione dell’area basimetrica e del numero di fusti in base alla quota, si nota che queste non sempre hanno un andamento “normalizzato” verso una forma a gaussiana poiché le popolazioni hanno subito delle alterazioni nel tempo. E’ comunque importante segnalare che dall’elaborazione dei dati emerge una stretta corrispondenza nell’espressione dei massimi valori di presenza della specie. Inoltre, in prossimità di tali aree di optimum ecologico si innescano i fenomeni rinnovativi più vigorosi. Sempre dalle analisi geostatistiche è emerso che questi nuclei ad elevata densità di tasso esplicano un effetto negativo sui processi rinnovativi della specie al loro interno. E’ dunque necessaria una distanza minima oltre la quale il tasso si rinnova più abbondantemente che oscilla tra i 26 ed i 135 metri a causa dei processi di autoesclusione derivanti probabilmente anche dall’allopatia della lettiera e dalla competizione per la luce. Allo stato attuale delle conoscenze e delle indagini emerge quindi che, affinchè la sempreverde si rinnovi, è importante la struttura del soprassuolo in cui vegeta. Difatti a faggeti che mostrano maggiori livelli di naturalità e complessità compositivo-strutturale corrispondono le tassete con le migliori caratteristiche strutturali e rinnovative. La disponibilità di biospazio e la differenziazione della volta forestale risultano essere i fattori determinanti, assieme all’orografia, della diffusione e dello sviluppo di Taxus baccata L. E’ interessante notare come i popolamenti di tasso oggetto di censimento presentino dei fenomeni rinnovativi strettamente dipendenti con il grado evolutivo della fase adulta delle tassete. Difatti per avere una buona rinnovazione è indispensabile che nelle immediate vicinanze vi siano individui o meglio gruppi di tassi di dimensione apprezzabile e, quindi, con forte capacità di disseminazione. Ne risulta dunque una distribuzione fortemente aggregata originata anche dalla fusione di nuclei di rinnovazione con ampiezza variabile tra i 15 ed i 25 metri di raggio. Le aree che fungono da nuclei di disseminazione, ove si hanno i massimi valori di area basimetrica, invece hanno delle ampiezze da 80 a 180 metri di raggio. Questi parametri derivati dalle analisi geostatistiche ci forniscono gli standard quantitativi per poter pianificare le operazioni di tutela e riqualificazione forestale. Nelle fasi decisionali difatti il forestale deve tenere conto di tali superfici minime al fine di garantire la conservazione dei requisiti minimi necessari a Taxus baccata L. per perpetrarsi nel tempo e mantenere buoni livelli di diversità genetica. Dai dati a nostra disposizione deriva quindi che per aree ben conservate e con un discreto livello di naturalità, come nei siti di Morino e Femmina Morta, è necessario che vi sia la salvaguardia di gruppi con estensione di circa 3-4 ettari all’interno dei quali sono presenti i nuclei a maggiore valore naturalistico. Per migliorare e diversificare la struttura dei faggeti che caratterizzano i soprassuoli in cui vegeta il tasso si sono proposti delle operazioni selvicolturali di basso impatto. Gli interventi suggeriti consistono in deboli diradamenti dal basso, apertura di buche per favorire i processi rinnovativi, sperimentazione di cercinature su piante in piedi. The present thesis has tried to define the structure and regeneration processes of some preserved Taxus baccata L populations in Central Italy. For the first time a census data has carried out. Surveys have pointed out that the populations of Taxus baccata L. are distributed in deciduous forests, among which beech stands are the most diffused. In analogy with other European stands yew is associated with lime, maples and the common ash, and with other species. The beech forests are unevenaged high forest (volume 320-630 m3/ha). At Pettorano the beech stand is a coppice (volume 160-180 m3/ha) that as passed the traditional rotation. The analyses have revealed the altitudinal range of yew distribution in the Central Appennines (900-1700 m. a.s.l). The yew ecological optimum is described through basal area and tree distribution along altitudinal, slope and aspect gradients. In the ecological optimum, that is sitespecific, the maximum basal area correspond to the maximum tree-height and regeneration process. Geostatical analyses have reveled that yew population are clustered. Overall, an 80-180 m radius could be used to define minimum patch size for conservation purposes. Regeneration was also spatially autocorrelated, with patterns very similar between sites. Regeneration is autocorrelated up to an inter-plot distance (26-135 m). The cross-variogram between regeneration and basal area also showed spatial autocorrelation, but of inverse type. At Pettorano the cross variogram is positive, and shows a much stronger spatial dependence up to a distance of 280 m. On the basis of this ecological research some considerations on stand management are carried out with special attention to the problem of yew conservation and to restoration of old-growth forest (yew planting, silvicultural treatments in beech stands). Dottorato di ricerca in Scienze e tecnologie per la gestione forestale e ambientale |