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L’approfondimento delle questioni etiche associate alle cure oncologiche in ambito pediatrico è giustificato dai significativi effetti collaterali che esse comportano. Essendo il bambino un essere in continuo sviluppo, con tessuti in attiva divisione mitotica, in oncologia pediatrica ci si trova di fronte al problema di erogare una dose terapeutica che certamente induce danno ad un organismo in fase di crescita. Il paziente pediatrico è esposto a differenti rischi rispetto all’individuo adulto, sia per quanto riguarda la suscettibilità biologica che il tipo di esposizione, fenomeno che ha portato ad aumentare la consapevolezza della necessità di nuovi approcci per la valutazione dei rischi, per proteggere in modo adeguato i bambini. Nel corso di un trattamento terapeutico, non sempre viene rispettato l’articolo 16 della Dichiarazione di Helsinki (1996) secondo cui “la ricerca medica che coinvolge soggetti umani può essere condotta solo se l’importanza dell’obiettivo prevale sui rischi e sull’onere per i soggetti”. La stessa Carta dei Diritti di Parigi (2000) riconosce come obiettivo chiave della ricerca scientifica la tutela della qualità della vita del paziente oncologico. Nel presente lavoro sperimentale saranno esaminate le questioni etiche associate alle cure oncologiche, ma anche gli aspetti giuridici, sia italiani che comparati, riguardanti le applicazione di tali trattamenti sui minori. Parallelamente, sarà svolta un’attività di ricerca biologica per sperimentare il ruolo radioprotettivo di molecole antiossidanti di recente scoperta su cellule staminali ematopoietiche irradiate, giustificata dal fatto che nei pazienti pediatrici possono essere maggiormente danneggiati i tessuti ad alta attività proliferativa come le gonadi o il midollo osseo ematopoietico, sede di produzione delle cellule del sangue. A tal fine sono state utilizzate, come modello sperimentale, cellule staminali ematopoietiche provenienti dal sangue di cordone ombelicale, poiché presentano un’immaturità simile alle cellule staminali pediatriche. Inoltre l’utilizzo di queste cellule non è associato a problemi etici rilevanti. Da qui è nata la necessità di riconoscere il ruolo determinante della donazione delle cellule staminali cordonali nelle biobanche pubbliche: essa rappresenta non solo un gesto altruistico, in contrasto con la conservazione autologa in una banca privata, ma anche un gesto di solidarietà, etico e sociale, in quanto, in caso di insufficienza nel numero di cellule staminali per l’uso trapiantologico, il campione può essere destinato alla ricerca scientifica. |