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Tale studio si inserisce nel clima che ha visto negli ultimi anni un progressivo e crescente interesse nei confronti delle infrastrutture dismesse o in abbandono con particolare riferimento al sistema ferroviario. Nello specifico tale ricerca parte dall’esigenza di rispondere agli interrogativi che una disciplina come il restauro e la conservazione del patrimonio architettonico e paesaggistico possono far emergere in relazione allo studio dell’infrastruttura ferroviaria. Si è dunque tentato innanzitutto di comprendere se il sistema ferroviario potesse essere considerato come un patrimonio o un bene culturale alla stregua degli altri e potesse quindi divenire oggetto di studio nell’ambito di una ricerca incentrata sulla salvaguardia e valorizzazione del patrimonio esistente. Si è quindi compreso che la ferrovia, come parte di un più ampio sistema di infrastrutture lineari, rappresenta una testimonianza ancora oggi visibile, in particolar modo a carattere storico, del progresso e della civiltà dell’umanità, ma anche della tecnica ingegneristica e del sapere costruttivo dell’epoca di realizzazione. Tutte queste caratteristiche permettono di poter considerare anche le ferrovie come beni culturali in relazione alla loro valenza testimoniale demo-antropologica nonché formale. Da tali premesse la ricerca ha preso avvio analizzando le diverse strategie attualmente e storicamente utilizzate per la tutela e valorizzazione di questo patrimonio in senso olistico, analizzando al contempo se la conservazione e il restauro potessero essere degli strumenti efficaci nella conservazione dell’infrastruttura ferroviaria, di per sé intrinsecamente legata al concetto di movimento e cambiamento. Per fare ciò sono state analizzate le differenti strategie da quelle più note e storicamente più recenti, come la trasformazione e riconversione dei tracciati ferroviari dismessi in percorsi verdi da destinare alla mobilità dolce, fino alle prime istanze di tutela che vedevano nella musealizzazione del patrimonio una prima forma di conservazione. Una particolare attenzione è stata posta al caso dei treni storici per finalità turistiche che rappresentano un esempio di conservazione non statica del patrimonio rotabile puntando sulla riattivazione dei tracciati chiusi o dismessi per promuovere la storia delle ferrovie e allo stesso tempo valorizzare i territori e i paesaggi attraversati dalla stessa. Per fare ciò lo studio è stato impostato secondo una continua comparazione tra le strategie messe in campo a livello internazionale e le esperienze che si stanno portando avanti in Italia, analizzandone criticità e punti di forza che possano fungere da modelli per interventi futuri. Nell’esaminare le differenti strategie a livello sia internazionale che nazionale, è stato necessario approfondire i caratteri formali, storici e testimoniali del sistema ferroviario studiandolo come parte di un più ampio e complesso patrimonio industriale. Si è quindi provveduto alla scomposizione del sistema ferroviario in base ai suoi elementi caratteristici costituenti e che permettono il suo funzionamento. Ogni elemento è stato quindi esaminato considerandolo dal punto di vista storico, analizzando gli elementi funzionali, morfologici, estetici e stilistici, i caratteri permanenti e quelli recessivi, nonché le modifiche a livello sia formale che funzionale che sono necessariamente occorse nel tempo. Anche in questo caso i differenti elementi del sistema ferroviario, come i fabbricati viaggiatori, i ponti, i viadotti e le gallerie, le case cantoniere, i magazzini e le strutture di supporto, così come gli stessi convogli, sono stati analizzati in una prospettiva comparativa tesa ad evidenziare analogie e differenze a livello internazionale nelle pratiche e negli strumenti volti alla tutela e conservazione di tali frammenti di un patrimonio molto più ampio e complesso. La relazione dell’infrastruttura ferroviaria con il territorio di passaggio e il rapporto della ferrovia nelle sue differenti fasi, dalla costruzione all’abbandono e alla riconversione, con il paesaggio circostante ha rappresentato un ulteriore interrogativo alla base di tale ricerca. L’avvento della ferrovia ha infatti modificato i paesaggi esistenti, inserendosi in territori storicizzati in maniera dirompente. Le opere infrastrutturali e il passaggio del treno hanno creato un nuovo paesaggio e modificano quello esistente. Il paesaggio non è più statico ma dinamico, un paesaggio del movimento e del viaggio percepito attraverso il finestrino. Allo stesso modo con la dismissione e con la riappropriazione dei sedimi da parte dell’elemento naturale il paesaggio si modifica divenendo paesaggio dell’abbandono e dello scarto, e gli elementi della ferrovia come i binari o il materiale rotabile divengono frammenti e reperti di un patrimonio archeologico dimenticato. Con la riconversione dei tracciati dismessi il paesaggio acquista una nuova connotazione, ovvero quella di un paesaggio lento percepito dai tracciati e, allo stesso tempo, il paesaggio dell’infrastruttura, ormai storicizzata e parte della componente antropica, potrebbe dirsi restaurato. L’ultima parte della ricerca presenta una sezione più analitica e incentrata sul patrimonio ferroviario italiano alla luce della recente promulgazione della legge 128 del 9 agosto 2017 che individua 18 ferrovie turistiche sul territorio nazionale che, se opportunamente tutelate e riattivate, possono costituire non solo degli elementi attrattori per il turismo nelle aree più interne lontane dalle grandi aree urbane, ma allo stesso tempo potrebbero costituire degli elementi per la crescita, non solo economica, dei territori attraversati e per la preservazione della memoria storica e industriale legata al patrimonio ferroviario degli stessi luoghi. Le differenti ferrovie vengono quindi analizzate dal punto di vista storico, geografico e morfologico, esaminando, ove possibile, lo stato di conservazione dei manufatti e gli strumenti in atto per la loro tutela e riconversione come ferrovie turistiche. Tra queste è degno di nota il caso della ferrovia Avellino-Rocchetta Sant’Antonio che rappresenta la prima ed unica tratta ferroviaria per cui è stato previsto un provvedimento di tutela grazie alla dichiarazione di interesse per le sue valenze storiche e paesaggistiche in base all’articolo 10 comma 3 lettera d del D.Lgs. 42/2004. Questo provvedimento è stato portato avanti dalla Soprintendenza ABAP di Avellino e Salerno in collaborazione con il Dipartimento di Architettura DiARC dell’Università Federico II di Napoli. Tale studio rappresenta quindi un primo passo per una conoscenza più approfondita del patrimonio ferroviario italiano, secondo una visione olistica e non puntuale dei singoli beni, che possa portare alla redazione di strumenti volti alla tutela di questo complesso patrimonio in una logica che metta a sistema i vari interventi, prendendo spunto dalle strategie già messe a punto in contesti stranieri. |