ANALISI QUALITATIVA E QUANTITATIVA DI BIOFILM FOTOSINTETICI IN AMBIENTE RUPESTRE

Autor: Giorgio, Antonella
Jazyk: italština
Rok vydání: 2014
Popis: La conservazione del patrimonio culturale rappresenta un problema importante per la società moderna, sia da un punto di vista economico che culturale. L’ampia distribuzione di beni architettonici nei paesi del Bacino del Mediterraneo, e la loro importanza culturale, artistica e religiosa sottolinea il potenziale impatto sociale che i fenomeni di biodeterioramento hanno su di essi. La conoscenza dei vari fattori responsabili del deterioramento dei monumenti e delle opere d’arte ha una fondamentale importanza per definire idonee strategie di conservazione mirate anche alla prevenzione. Diverse discipline, tra cui la chimica, la biologia e la geologia si sono adoperate a supportare quella che può essere oggi definita la scienza dei Beni Culturali. Tutti i materiali sono, per la loro natura, esposti all’azione di fattori fisici, chimici e biologici che provocano cambiamenti sia strutturali che composizionali (Warscheid et al., 2000). Negli ultimi anni è stato ampiamente dimostrato il ruolo svolto dai microorganismi nei fenomeni di degradazione dei beni culturali: la crescita, lo sviluppo e le attività metaboliche possono apportare danni fisico-chimici ed estetici ai manufatti artistici, tanto da avere conseguenze negative per la loro conservazione. Moltissime specie di microorganismi (batteri, alghe unicellulari, funghi, piante superiori) possono trovare condizioni favorevoli per il loro sviluppo sia su opere statuarie e monumentali che su resti archeologici (Kovacik, 2000). Nel complesso tutti questi fenomeni di alterazione vanno sotto il nome di biodeterioramento (Hueck, 1965). Lo scopo del lavoro di tesi del mio dottorato è stato la caratterizzazione morfologica e molecolare dei principali microorganismi che si sviluppano in grotte naturali situate in ambiente rupestri. In particolare l’attenzione viene rivolta ai fenomeni di biodeterioramento che insistono su affreschi e dipinti murali rinvenuti all’interno di grotte votive. Lo studio della microflora biodeteriogena si è concretizzato attraverso una serie di campionamenti ambientali effettuati in uno stesso periodo dell’anno e miranti all’individuazione degli organismi più frequenti, a una loro analisi morfologica e molecolare, finalizzata al riconoscimento del tipo di organismo e della sua azione di degrado sul monumento. Sono stati individuati vari siti, presenti sul territorio Campano, che presentano le caratteristiche di ambiente rupestre sopra indicate. I siti sono: La Grotta delle Formelle e la Grotta dei Santi a Calvi Risorta (Caserta), la Grotta di San Michele a Camigliano (Caserta), la Grotta di San Michele a Preturo (Avellino), la Grotta di San Michele a Faicchio (Benevento), Grotta dell’Angelo ad Olevano sul Tusciano (Salerno), la Grotta di San Michele di Curti (Gioia Sannitica, Caserta) e la Grotta di Sant’Angelo d’Alife (Caserta). In ogni sito sono state prelevate porzioni di biofilm, dalle superfici affrescate e da quelle rocciose, al fine di caratterizzarne la composizione, valutarne le eventuali differenze e analizzare l’importanza della tipologia di substrato per la colonizzazione microbica. A tal scopo sono state utilizzate tecniche di microscopia ottica ed elettronica e di biologia molecolare; le tecniche di microscopia hanno consentito di ottenere informazioni preliminari sugli organismi presenti nel biofilm. Le tecniche di biologia molecolare, basate su PCR ambientali e clonaggio molecolare, hanno consentito un’indagine qualitativa più approfondita dei biofilm e dei microorganismi coinvolti nei fenomeni di biodeterioramento. Dopo aver analizzato la composizione microbica dei biofilm sono state eseguite tramite Real-time PCR, varie analisi quantitative sui principali taxa fotosintetici presenti nei biofilm analizzati, ovvero quello delle Chlorophyta e delle Cyanophyta. Lo scopo è di valutare quanto le variazioni di substrato e dei parametri ambientali possano incidere sull’abbondanza relativa di questi microorganismi.
Databáze: OpenAIRE