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The author offers a “portrait” of Pietro Ferraro, founder of “Futuribili”. The purpose is to describe the journal’s leading light and to define the characterstics of a generation which, in the 1960s and ‘70s, felt the need to “invent” the future of society and take the responsibility of changing a world in crisis, a world which needed more democracy and a new relationship with an environment otherwise doomed to die. More than university professors, Pietro Ferraro, Aurelio Peccei, Alexander King and Bertrand de Jouvenel were entrepreneurs, directors of international organisations and intellectuals sensitive to the future. Born in Venice in 1908, Ferraro was the owner of dolomite mining companies, the San Giusto cotton mill in Trieste and the Timavo paper mill in Duino, but was also a leading figure in the Resistance to the Republic of Salò, an enthusiastic sportsman and a critic of Keynesian economics (on which he wrote a number of books from 1947 to 1970). Above all he believed in the idea of The construction of the future as a moral duty (his last book), which lay behind his foundation of the journal “Futuribili”. Pietro Ferraro had a complex character, combining a projection towards the future, an almost aesthetic sense of adventure and intellectual curiosity, an absorption in the practice of knowledge, an infusion of deep moral values in the everyday conduct of his businesses, and the pleasure of building a utopian society in which utopia is more of a movement towards perfection than the achievement of perfection itself. L’autore presenta una “medaglia” di Pietro Ferraro, il fondatore di Futuribili. Ciò viene fatto sia per descrivere il primo protagonista della rivista, e sia anche per delineare i caratteri di una generazione, che a cavallo degli anni sessanta/settanta sente il bisogno di “inventare” il futuro di una società che si assume l’onere di cambiare un mondo in crisi, perché ha bisogno di maggiore democrazia e di un nuovo rapporto con l’ambiente perché altrimenti questo muore. Pietro Ferraro, ma anche Aurelio Peccei, Alexander King, Bertrand de Jouvenel, sono imprenditori, dirigenti di organizzazioni internazionali, intellettuali con sensibilità per il futuro, ma molto meno professori universitari. Ferraro nasce a Venezia nel 1908, è imprenditore di ditte per l’estrazione della dolomite, del cotonificio San Giusto (a Trieste), della cartiera del Timavo a Duino, ma è anche un avventuroso protagonista della Resistenza nella Repubblica Sociale di Salò, è un esteta dello sport (cui si dà con vero entusiasmo), è anche un critico delle concezioni keynesiane cui dedica alcuni libri (dal 1947 al 1970); ma è soprattutto convinto de “La costruzione del futuro come impegno morale” (l’ultimo libro), sta alla base dell’idea di fondare la rivista “Futuribili”. Pietro Ferraro sviluppa una complessa personalità, che unisce in sé proiezione al futuro, senso quasi estetico dell’avventura e della curiosità intellettuale, riversamento nel pratico della conoscenza, infusione della propria azione quotidiana da imprenditore nei valori profondi e ultimi, piacere di costruire una società utopica in cui però l’utopia è più movimento verso la perfezione che stabilità della perfezione. |