Il collegio dei probiviri tra giurisdizione speciale e organo di conciliazione negli atti parlamentari (1883-1893)

Autor: Paletti, Federica
Jazyk: angličtina
Rok vydání: 2015
Předmět:
Zdroj: Italian Review of Legal History, Iss 1 (2015)
Italian Review of Legal History; N. 1 (2015)
Italian Review of Legal History; No 1 (2015)
ISSN: 2464-8914
Popis: Between 1883 and 1893, seven Bills aimed at the establishment of the board of probiviri for industry followed one another in the Parliament. In the intention of the Italian legislator, this law was to become part of the wider framework of the “social legislation,” as a means of pacification of conflicts between workers and employers. An examination of the parliamentary works makes resistance and doubts about the to-be-constituted boards come to light, mainly catalysed around the need to avoid the creation of a special judiciary, which went to create a vulnus in the principle of unity in the jurisdiction, so strongly desired and defended by the unitary legislator. The office and commission files, reports and discussions in the chamber return a vivid and polyhedral framework of the various positions taken up during the years. Opposing the side of those who bluntly against the institute, for fear that a special judge would be appointed, were the positions of those who wanted to see a mere conciliatory jurisdiction, as well as those who, of a more radical opinion, solicited a judiciary with technical competence and equity which went to fill the gap represented by the absence of a legislation regulating labour. The final draft of the law would produce a hybrid authority, with mixed judging and conciliating functions, rising questions, from its early applications, about the nature of the authority, the powers granted thereto, the rite to be followed; questions, of which a careful and shrewd doctrine would become an interpreter.
Tra il 1883 e il 1893, in Parlamento si succedettero ben sette disegni di legge volti all’istituzione dei Collegi dei probiviri per l’industria. Negli intenti del legislatore italiano, la legge doveva inserirsi nel più ampio quadro della “legislazione sociale”, quale strumento di pacificazione dei conflitti tra operai ed imprenditori. L’esame dei lavori parlamentari fa emergere resistenze e perplessità in ordine agli istituendi collegi, principalmente catalizzate attorno alla necessità di evitare la creazione di una magistratura speciale, che andasse ad incrinare e recare un vulnus al principio di unità della giurisdizione, così fortemente voluto e difeso dal legislatore unitario. Gli incarti degli uffici e delle commissioni, le relazioni e le discussioni in aula restituiscono un vivido e poliedrico quadro delle diverse posizioni assunte in quel torno d’anni. A fianco di coloro che avversavano tout court l’istituto, per timore che andasse a introdurre un giudice eccezionale, si alternavano le posizioni di coloro che auspicavano una magistratura di mera conciliazione nonché di coloro che, più radicali, sollecitavano una magistratura con competenza tecnica e di equità, che andasse a colmare il vuoto rappresentato dall’assenza di una legislazione regolatrice dei rapporti di lavoro. Il testo definitivo della legge consegnerà un organo ibrido, con funzioni miste, giudicanti e concilianti, suscitando, sin dalle prime applicazioni, interrogativi sulla natura dell’organo, sui poteri allo stesso concessi, sul rito da applicarsi, interrogativi dei quali un’attenta ed acuta dottrina si fece interprete.
Databáze: OpenAIRE