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Da circa 1500 anni l’edificio di Hagia Sophia domina sull’odierna città di Istanbul e la sua tormentata storia, fatta di incendi, crolli, ricostruzioni e occupazioni, è stata oggetto di numerosi studi. Lo studio di tesi in oggetto riprende, in parte, un precedente progetto avviato tra l’Università del Messico, il Museo di Hagia Sophia di Istanbul e il Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra (DiBEST) dell’Università della Calabria, nato nel 2010 con lo scopo di realizzare un database GIS3D utile alla diagnostica di Hagia Sophia. Gli obbiettivi che si prefigge questo lavoro sono i seguenti: 1) Implementare ulteriormente la piattaforma GIS precedentemente realizzata, integrandola con un nuovo guscio tridimensionale derivante dai disegni prodotti da Robert Van Nice tra il 1937 ed il 1965, da sovrapporre al sistema GIS 3D già esistente. 2) Costruire un modello numerico, esportabile nel sistema GIS 3D esistente, capace di far dialogare dati quantitativi nelle tre dimensioni. 3) Effettuare uno studio composizionale di 29 frammenti di laterizio provenienti da differenti aree da Hagia Sophia (Istanbul-Turchia), finalizzato a correlare i dati composizionali con le diverse epoche costruttive e a proporre un nuovo metodo di studio, basato sulla micro analisi SEM-EDS, capace di fornire informazioni preliminari su analogie e differenze delle materie prime utilizzate per realizzare i laterizi nei differenti periodi costruttivi. o Per la prima volta, partendo dai prospetti storici di Van Nice, è stato realizzato un modello tridimensionale di Hagia Sophia. Alcune parti del modello, mancanti nei prospetti storici, sono state integrate utilizzando dati fotografici ricavati da drone e da terra e dati lidar ricavati da acquisizioni mediante laser scanner. o Generalmente, i sistemi GIS, consentono di interpolare dati geolocalizzati per estrarre nuove informazioni che arricchiscono le informazioni preesistenti. Le interpolazioni in ambiente GIS rappresentano il processo con cui si utilizzano dati con valori noti per stimare ulteriori valori in punti sconosciuti, operazione che viene sempre effettuata nelle due dimensioni; invece, in questo lavoro, utilizzando differenti software (Bentley Pointools, Matlab, Terraexplorer Pro), è stato possibile ottenere un’interpolazione tridimensionale di variabili numeriche. o Per quanto concerne lo studio composizionale dei laterizi di Hagia Sophia, le indagini chimiche, mineralogiche e petrografiche eseguite sui campioni, hanno consentito di ottenere i seguenti risultati: I vari campioni, apparentemente molto omogenei tra di loro dal punto di vista mineropetrografico, hanno invece rivelato delle differenze composizionali significative per quanto riguarda la componente più fine correlata con le argille utilizzate per la loro produzione; infatti, un protocollo analitico basato sulla microanalisi SEM-EDS di aree omogenee e prive di scheletro, implementato appositamente per questo lavoro, ha consentito di stabilire che per ogni epoca costruttiva è molto probabile che siano state utilizzate argille di composizione diversa, raggruppando i campioni in quattro insiemi composizionalmente simili (campioni del IV sec., campioni del V sec., campioni del VI+XIV sec., campioni del X sec.). Grazie agli studi composizionali, si è fatta strada l’ipotesi di similitudini tra i gruppi di laterizi attribuiti a differenti fasi costruttive che hanno interessato la struttura tra il VI ed il XIV secolo. I laterizi, preliminarmente ritenuti appartenenti ad una muratura costruita sicuramente intorno al XIV sec., si è visto essere in realtà laterizi prodotti nel VI secolo e riutilizzati durante il restauro del XIV secolo; infatti, differenti studi bibliografici riportano che le murature di Hagia Sophia del XIV secolo risultano prossime alle murature del VI secolo; appare quantomeno plausibile che durante la ricostruzione del XIV secolo possano essere stati riutilizzati laterizi ancora integri del VI secolo, venuti giù durante un evento sismico. Per quel che riguarda la provenienza delle materie prime utilizzate per la produzione dei laterizi di Hagia Sophia, l’ipotesi di una probabile provenienza da Rodi, avanzata dallo studio di Moropoulou et al. (2002b) e dimostrata dalla Moropoulou stessa per alcuni laterizi campionati nella parte interna di Hagia Sophia, non ha trovato riscontro con i laterizi studiati nel presente lavoro. Gli unici dati composizionali, che è possibile utilizzare per confrontare i laterizi del presente lavoro con le probabili aree di approvvigionamento delle materie prime, riguardano la media di dati chimici degli elementi in tracce relativa ad alcuni laterizi provenienti da Rodi e i dati derivanti dalle analisi termogravimetriche dei laterizi di Rodi. Le medie dei dati chimici non sono utilizzabili, mentre è possibile usare i dati termogravimetrici presenti per ogni campione di Rodi. In bibliografia, inoltre, non sono presenti dati composizionali derivanti dallo studio di argille nei dintorni di Istanbul o di Rodi. Il confronto tra i valori ottenuti dalle analisi termogravimetriche (acqua strutturale vs CO2) per i campioni studiati in questo lavoro e quelli pubblicati sui laterizi di Rodi (Moropoulou et al., 2002b), ha mostrato una elevata variabilità composizionale di questi ultimi che, in linea di massima, si discosta da quella dei laterizi studiati. Statisticamente si evidenzia una maggiore affinità tra i campioni di Hagia Sophia e quelli di Rodi solo per 5 dei 29 campioni studiati (BAS6 – BAS17 – BAS18 – BAS20 – BAS29); tale affinità è comunque apparente, poiché è da attribuire alla presenza di calcite secondaria nei laterizi di Hagia Sophia. Quindi, in prima analisi, è possibile escludere che i laterizi studiati siano stati prodotti con materie prime di Rodi; mentre è più plausibile una provenienza locale delle materie prime; tale ipotesi, tuttavia, resta da confermare, attraverso un approfondito studio composizionale delle argille presenti nei dintorni di Istanbul. Dottorato di Ricerca in Scienze e Ingegneria dell’Ambiente, delle Costruzioni e dell’Energia. Ciclo XXXI Università della Calabria |