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Misure non-permanenti di velocità GPS (Global Positioning System) della rete Peri-Tyrrhenian Geodetic Array (PTGA) sono state utilizzate per stimare la cinematica e i tassi di deformazione contemporanea dell’area peri-Tirrenica meridionale. La rete PTGA, installata e misurata da istituzioni italiane e straniere, consiste attualmente in 51 siti localizzati in Italia meridionale e isole, che sono stati misurati in cinque campagne successive (1995, 1997, 2000, 2008 e 2010). Le misure del 2008 e del 2010 discusse in questa tesi assieme ai dati precedenti, hanno permesso di migliorare e infittire i campi di velocità ottenuti dalle precedenti analisi. I dati sono stati processati presso la sede dell’INGV di Catania, mediante il software GAMIT/GLOBK (versione 10.35) e attraverso un percorso multi-fase hanno permesso di costruire le serie temporali delle stazioni e le mappe di velocità rispetto a sistemi di riferimento globali e locali. Nel sistema di riferimento europeo, tutti i siti della rete tranne la Sardegna mostrano spostamenti verso i quadranti settentrionali, ma con una forte variabilità interna che sottolinea la presenza di distinti domini di deformazione. Per meglio indagare la deformazione nei singoli domini strutturali le velocità dei siti sono state riferite a stazioni permanenti IGS (International GNSS Service): Matera per l’Appennino meridionale, Noto per la Sicilia e Cagliari per la Sardegna), e sono stati messi in relazione con le principali strutture sismogenetiche (dal DISS 3.1.1) e con le faglie attive conosciute in questa regione. In Italia meridionale, le velocità GPS confermano la presenza di due fasce di deformazione affiancate rinvenute in precedenti studi geodetici: estensione a ovest, dove i siti posti sul margine Tirrenico di Campania e Calabria si allontanano da Matera con velocità crescenti verso W da 2 a 5 mm/a; e trascorrenza e/o compressione fino a 1,2 mm/a circa nelle aree adriatiche e ioniche di Puglia, Basilicata e Calabria, con una componente più marcata nel Gargano e nelle Murge settentrionali, dove i siti mostrano una convergenza relativa o un moto obliquo rispetto a Matera, consistente con una dislocazione di tipo trascorrente destra fino a 3 mm/a su strutture orientate E-W. Il campo di strain orizzontale ricavato tramite interpolazione delle velocità, mostra moderati strain compressivi (fino a 0,12 strain/a) in Calabria settentrionale, nelle Murge meridionali, e in maggior misura in Puglia settentrionale, e strain estensionali elevati in Campania occidentale. Gli assi di strain compressivo risultano orientati NW-SE tra Gargano e Murge e circa NNE-SSW al confine calabro-lucano; quelli tensili sono orientati NE-SW in Campania occidentale e NW-SE al confine lucano-pugliese. Strain non uni-assiali con compressione NWSE e tensione NE-SW di simile magnitudo si rinvengono essenzialmente al confine campano-molisano. Il quadro deformativo è in buon accordo con i dati ricavati dai meccanismi focali dei terremoti e dai break-out dei pozzi. I valori dell’estensione sono massimi in Campania centrale (3,4±0,3 mm/a) e minori in val d’Agri (1,7±0,4 mm/a); al confine campano lucano non sono ben definiti ma in ogni caso risultano maggiori di 1.2 mm/a. Questi valori sono compatibili con quelli ricavati da altri studi geodetici, mentre risultano maggiori rispetto alle stime condotte con metodologie sismologiche e paleosismologiche. In Sicilia, il movimento relativo al sito IGS Noto suggerisce una dislocazione attiva del settore frontale della catena a poco più di 1 mm/a, mentre in Sicilia NW il campo di velocità mostra un allontanamento dei siti rispetto a Noto con velocità decrescente procedendo verso ovest tra 0,4 e 2,2 mm/a circa. Il campo di strain mostra compressione in tutta l’isola fatta eccezione per il bordo sudorientale. I siti della Sicilia sono in convergenza relativa con quelli della Sardegna a circa 5 mm/a, in maniera consistente con l’attività sismogenetica che si regista tra le due isole e, in generale, sono sub-paralleli al moto di Nubia rispetto a Europa. In Sardegna meridionale, nonostante la supposta stabilità di quest’area, le velocità residuali dei siti GPS rispetto a Cagliari sono significative e si aggirano tra 0,7 e 1,7 mm/a. Complessivamente la direzione di movimento verso sud-ovest risulta essere piuttosto congruente in tutto il blocco, fatta eccezione per il sito più ad est (VISI) che si sposta verso nord-ovest. Il campo di strain mostra una debole estensione in tutta l’isola tranne che per il bordo sudorientale ed una rotazione degli assi di strain attorno al golfo di Cagliari. Una valutazione delle relazioni tra dati geodetici e geologici è stata condotta in Calabria settentrionale attraverso l’interpretazione di profili sismici a riflessione nell’offshore della costa Ionica. La conversione in profondità di profili di sismica a riflessione multicanale reperibili online (http://www.socgeol.info/pozzi/index.asp) e la loro interpretazione grazie all’uso di logs di pozzi esplorativi anch’essi disponibili online, ha permesso di tracciare differenti sistemi transpressivi lungo i profili sismici con backtrust che dislocano orizzonti fino al Pleistocene medio-superiore, e che sono facilmente correlabili con i sistemi di faglie recenti riconosciute a terra in precedenti studi. La retro deformazione degli orizzonti più recenti nei profili sismici è stata utilizzata per comparare i tassi tettonici di lungo termine con la deformazione geodetica, che lungo questo tratto del margine Ionico mostra una debole compressione tra la Calabria e Matera a circa 0,4 mm/a. I tassi di dislocazione orizzontale e verticale calcolati sugli orizzonti più giovani dislocati nei profili sismici sono comparabili con quelli geodetici e indicano che il raccorciamento lungo i 60 km che separano il Pollino orientale dalla Lucania occidentale è di circa 0,5 mm/a; una parte consistente della deformazione è concentrata nell’area della dorsale di Valsinni, immediatamente a tergo del fronte della catena. |