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Il periodo storico delle umane scienze che intercorre tra i secoli XIV e XVI segna la fine della percezione e della rappresentazione cosmografica medioevale e la rinascita degli studi geografici attraverso la riscoperta del pensiero classico. La cornice entro la quale il presente saggio vuole indagare coincide proprio con questo periodo di transizione tra l’antico ed il moderno, quando cioè il ritorno all’antichità classica determina – in un primo tempo – un progresso rispetto all’Età di Mezzo riportando il sapere al livello delle conoscenze greco-aristoteliche, ma successivamente questo attaccamento al passato rappresenterà anch’esso un inevitabile ostacolo all’evoluzione del pensiero scientifico nel momento in cui la speculazione teorica si scontrerà con l’evidenza dell’osservazione pratica e con l’allargarsi dell’orizzonte geografico moderno. In genere si può affermare che nelle carte rinascimentali l’immagine di Santiago perde quei connotati di enfasi che gli erano invece propri nelle mappae medioevali, riportando il segno cartografico della città jacobea in linea con i nuovi dettami delle tecniche cartografiche moderne. Ciò non toglie valore alla sede ma ricolloca, all’interno di un nuovo ordine iconografico, tutti gli elementi che facevano capo alla dimensione spirituale del documento e che trasparivano nelle rappresentazioni dei secoli precedenti. I nomi, le miniature, le vignette e le legende che apparivano legate da un comune intento celebrativo della cultura cristiana, ora lasciano spazio ad un disegno più asettico e metodico, scevro oramai da ogni congettura dottrinale. Il metodo astronomico-matematico, l'osservazione geografica diretta e la cartografia nautica sono le coordinate entro le quali anche la raffigurazione della città jacopea dovrà confrontarsi nei secoli successivi. |