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La complessità del Mediterraneo si mostra ancora più intricata quando si guarda alla lingua con le sue forti dinamiche variabili. Come ha più volte osservato Giovanni Ruffino, per il linguista può essere utile adottare la formula «lingue circolari/lingue marginali» o, ancora meglio, la formula «correnti marginali e correnti circolari di lingua e cultura» (Ruffino e Sottile 2015: 6). E ciò per riferirsi a una molteplicità di condizioni linguistico-culturali che si sono manifestate nel bacino del Mediterraneo sin dall’antichità. Da un lato i rapporti tra greco, latino e dialetti berberi poi arabizzati; dall’altro i rapporti tra questi e l’italiano (con i suoi dialetti), lo spagnolo, il catalano, il francese, le lingue dell’area balcanica. Una molteplicità di attraversamenti pluridirezionali con diverse direttrici, diverse altezze cronologiche, diverse implicazioni areali: movimenti da nord a sud (come nel caso della conquista normanna); movimenti da sud verso nord e poi da nord verso sud (come nel caso dei percorsi dall’afro-berbero al mozarabico della penisola iberica che diventa filtro di numerosi approdi siciliani). Ma non mancano esempi di movimenti linguistici pluridirezionali, con irradiazioni multiple e diffusioni e sedimentazioni circolari. Nell'articolo vengo o presentati diversi esempi di arabismi di ambito agricolo molti dei quali, attraverso la Sicilia, si si sono diffusi nel bacino del mediterraneo e in tutta Europa. |