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Che i Romani abbiano inciso in profondità, e spesso in modo irreversibile, sui paesaggi del mondo in cui vissero è un dato incontrovertibile. Le coste, le miniere, gli stessi ambienti rurali furono pesantemente interessati da un’instancabile attività di rimodellamento degli spazi e di sfruttamento, spesso selvaggio, delle risorse naturali. La deforestazione fu massiccia, per la necessità di procurarsi legname come combustibile domestico e industriale, e materiale da costruzione per l’edilizia e la cantieristica navale . Un altro potente contributo al degrado dei suoli fu dato dalla colonizzazione: la necessità di acquisire terre da distribuire ai coloni portò a massicci disboscamenti che, ovviamente (e come anche noi moderni facciamo quotidianamente esperienza), provocarono ampi fenomeni di erosione e di dissesto dei suoli . Il contributo tenta di verificare se queste problematiche, ben note agli stessi Romani, abbiano sollecitato interventi tesi a moderarne l'impatto sugli ambienti, concludendo che l'attenzione degli operatori del diritto era rivolta agli aspetti produttivi, con nessun interesse alla tutela paesaggistica. |