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Lo scritto – collocato nella seconda edizione di uno dei più noti trattati di diritto privato – analizza il tema delle numerose fattispecie di scioglimento della comunione legale e le conseguenti problematiche divisorie. A fronte delle tradizionali concezioni dottrinali in materia – quella favorevole all’automatico passaggio dalla comunione legale alla comunione ordinaria, e l’altra incentrata sulla proroga dell’applicazione delle norme del regime di comunione legale – l’Autore propone di cogliere dalla nozione di proprietà solidale e dalla valorizzazione dell’intestazione originaria del bene al momento dell’acquisto un’innovativa soluzione interpretativa, nel senso di attribuire automaticamente al solo coniuge intestatario i poteri di amministrazione e la conseguente responsabilità patrimoniale sui beni di cui risulti intestatario, salvo il diritto di ciascun coniuge di convenire in giudizio l’altro per ottenere la ripartizione egualitaria ex art. 194 c.c., compensativa dei possibili squilibri tra i beni rispettivamente intestati. Le implicazioni applicative di tale tesi sono sviluppate nell’ambito delle singole fattispecie di scioglimento e, in particolare, rivelano particolare idoneità alla soluzione delle più frequenti controversie tra i coniugi condividenti in materia di successione ereditaria, separazione o divorzio, fallimento del coniuge imprenditore. Particolare attenzione è dedicata alla questione della “reversibilità” di alcune cause di scioglimento della comunione legale, come la riconciliazione tra coniugi e la chiusura del fallimento. Nel primo caso, la questione investe i profili di tutela dell’affidamento dei terzi inconsapevoli dell’automatico ripristino del regime legale e il vaglio della fondatezza della soluzione giurisprudenziale, che attinge dalle norme generali sull’annullamento del contratto (in particolare, l’art. 1445 c.c.) il richiamo normativo per la soluzione del problema della salvaguardia dell’acquisto compiuto dal terzo avente causa del coniuge alienante separato di bene acquistato dopo la reviviscenza del regime di comunione. Nell’ipotesi di chiusura del fallimento, si illustrano – anche alla luce delle riforme (2006-2007) che hanno profondamente innovato la materia rispetto alla precedente edizione dell’opera – i problemi connessi ai permanenti effetti degli atti compiuti medio tempore dal curatore fallimentare. |