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La cultura di Piero Boni può definirsi "socialista", anche se era senz'ombra di dubbio una cultura sindacale piuttosto che politica o partitica. Piero Boni è, infatti, l'espressione del passaggio dal sindacalismo prefascista al sindacalismo di matrice antifascista, radicato nell'esperienza della Resistenza: e proprio dall'opposizione al fascismo, percepito come regime di oppressione sociale, che nasce l'adesione di Boni al socialismo quale proposta capace di coniugare i diritti di libertà con la tutela dei diritti del lavoro. Uomo pragmatico, d'azione e poco interessato alle dispute ideologiche che caratterizzavano l'epoca della Guerra Fredda, Boni credeva nel valore sociale del lavoro, profondamente convinto che le organizzazioni sindacali costituissero il motore del progresso sociale e della costruzione della cittadinanza sociale, nel contesto di quel pluralismo conflittuale che egli riteneva dovesse caratterizzare il sistema politico italiano negli anni Settanta. |