I suoli dei paesaggi frutticoli del Basso Volturno

Autor: Grilli E., Leone N., Leone A.P., Buondonno A.
Přispěvatelé: Leone AP, Buondonno A, Aucelli PPC, Grilli, E, Leone, N, Leone, Ap, Buondonno, Andrea
Jazyk: italština
Rok vydání: 2014
Zdroj: Paesaggi e suoli del Basso Volturno per una frutticoltura innovativa, edited by Leone A.P., Buondonno A., Aucelli P.P.C., pp. 41–54, 2014
info:cnr-pdr/source/autori:Grilli E., Leone N., Leone A.P., Buondonno A./titolo:I suoli dei paesaggi frutticoli del Basso Volturno/titolo_volume:Paesaggi e suoli del Basso Volturno per una frutticoltura innovativa/curatori_volume:Leone A.P., Buondonno A., Aucelli P.P.C./editore:/anno:2014
Popis: Il suolo è un corpo naturale polidimensionale, variabile nello spazio e nel tempo, caratterizzato da un'organizzazione e da una morfologia, quest'ultima generalmente definita da orizzonti o strati pressoché paralleli alla superficie, derivanti dalla trasformazione e dall'evoluzione di sostanze minerali e organiche (parent materials), sotto la spinta di diversi fattori (clima, topografia e natura del materiale d'origine) e processi pedogenetici (Buondonno e Coppola, 2008). Il principale interesse attribuito dalla società umana al suolo è centrato sul concetto di mezzo di sostegno per lo sviluppo vegetale (Soil Survey Staff, 1999), e, in questa ottica, negli ultimi decenni, sono aumentati sempre più gli studi di valutazione dell'idoneità di un suolo alla produzione (Costantini, 2006; Cremaschi e Rodolfi, 1991; Dent e Young, 1981; FAO, 1976, 1983, 1984, 1985, 1991, 2007), al fine di ottimizzare ed incrementare la produttività vegetale. Tale idoneità è influenzata da fattori (Beare, 2006): (i) estrinseci, quali il clima; (ii) intrinseci, "inherent soil quality", definiti dalle proprietà mineralogiche, fisiche, chimiche, fisico-chimiche, biochimiche e microbiologiche del suolo risultanti dalla pedogenesi; (iii) dinamici, "dynamic soil quality", cioè proprietà del suolo che cambiano in risposta all'uso e alla gestione antropica (Carter et al.,1997). La diversa interazione tra questi fattori determina l'attitudine di un'area ad uno specifico uso agricolo del suolo e, successivamente, indirizza la scelta della specie da coltivare. Infatti, è proprio il complesso insieme di proprietà e processi fisici, chimici e biologici che avvengono nel suolo che influenza la disponibilità di elementi nutritivi per i vegetali e, quindi, la fertilità chimica (Havlin, 2005). Ne consegue che lo studio e la valutazione delle potenzialità ed attitudini del suolo e della sua fertilità intrinseca, sia stricto sensu, sia in termini di variabilità spaziale, rappresentano un requisito essenziale affinché un sistema di gestione del territorio risulti sostenibile. La variabilità spaziale dei suoli è comunemente studiata e valutata facendo ricorso a due differenti modelli, quello "continuo" e quello "discreto" (Webster, 2006). Il primo modello considera il suolo come una suite di variabili continue, ovvero le proprietà del suolo stesso, descrivendone la continuità in termini di dipendenza spaziale. Tale modello, essendo sostanzialmente basato sull'interpolazione di dati pedologici puntuali, necessita di un gran numero di osservazioni e, per questo, è frequentemente utilizzato per indagini di dettaglio e, quindi, a grande scala (es., Leone et al., 2014). Per contro, il modello "discreto" o "convenzionale" si basa sulla suddivisione del territorio d'interesse in ambiti geografici, o Unità di Paesaggio, omogenei dal punto di vista dei fattori che presiedono alla formazione del suolo, costituiti da individui o pedon simili che determinano una limitata variabilità interna. Il campionamento pedologico all'interno di ciascuna Unità di Paesaggio è condotto in maniera soggettiva, in corrispondenza di punti valutati come rappresentativi. Pertanto, al passaggio tra due tipologie differenti di Unità di Paesaggio, la variabilità pedologica muta in maniera improvvisa - abrupta. Il modello discreto è normalmente utilizzato per indagini a livello comprensoriale o regionale, a media e a piccola scala. Ne consegue che lo studio cartografico delle Unità di Paesaggio, congiuntamente alle conoscenze strettamente pedologiche, costituisce un elemento essenziale per la realizzazione di Carte dei Suoli, sia conoscitive che applicative. Nell'ambito del progetto DERFRAM, lo studio condotto da Aucelli et al. (2014), ha permesso di esaminare e cartografare i paesaggi del comprensorio del Basso Volturno, in base al substrato geo-litologico e alla fisiografia, che, in quest'area relativamente omogenea dal punto di vista climatico, rappresentano, subordinatamente al tempo, i due principali fattori di formazione del suolo. In attesa di uno studio pedologico sistematico per la realizzazione di una Carta dei Suoli di tale area, è stata realizzata una descrizione delle tipologie dei suoli dominanti nelle varie Unità di Paesaggio delle aree frutticole, sulla base di informazioni già disponibili in letteratura - con particolare riferimento ai Sistemi di Terre della Campania (Risorsa srl, 2002) - oltre che a dati e conoscenze dirette degli autori del presente articolo. I pedotipi dominanti sono stati classificati in accordo con il World Reference Base (WRB) della FAO (IUSS Working Group WRB, 2007).
Databáze: OpenAIRE