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L’articolo 29 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (UNCRC) è una pietra miliare per i vari programmi finalizzati all’educazione ai diritti umani (HRE). Tuttavia, ai diritti dell’infanzia non è sempre stata accordata la considerazione che meritano nel contesto di tali attività. Spesso, infatti, manca un’approvazione formale nella legislazione o nelle politiche educative nazionali. Il Comitato ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (2001) sottolinea che servono quattro azioni chiave per una promozione efficace di tale articolo: 1) la rielaborazione dei curricula e dei materiali didattici; 2) l’aggiornamento delle politiche scolastiche; 3) la formazione degli insegnanti, dirigenti scolastici e di tutti coloro che sono coinvolti nell’educazione dell’infanzia; 4) i metodi e gli approcci d’insegnamento-apprendimento devono rispettare lo spirito e la filosofia educativa della UNCRC, nonché le finalità dell’educazione stabilite dall’articolo 29. Inoltre, il Comitato afferma che lo scopo generale di tali attività è la piena realizzazione dei diritti umani per tutti, attraverso la costruzione di una cultura comune sul tema. È proprio in relazione a quest’ultimo punto, ovvero la costruzione di una cultura rispettosa dei diritti (umani) dell’infanzia –in cui la formazione degli adulti, che lavorano con bambine/i, ragazze/i, svolge un ruolo centrale – che il presente contributo intende muovere delle riflessioni sul tema della formazione degli inseganti a partire da un caso studio (Yin, 2014), parte di una più ampia ricerca di dottorato, sulla collaborazione tra il Parlamento dell’Infanzia Scozzese e una scuola primaria di Aberdeen. Il 1° settembre 2020 il governo scozzese ha adottato la United Nations Convention on the Rights of the Child (Incorporation)(Scotland)Bill, ovvero un decreto che sancisce l’incorporazione della UNCRC nella legge nazionale. Questa misura riconosce, tramite atto formale, l’istituzione di una cultura rispettosa dei diritti dell’infanzia (Macinai, 2020), cultura che aveva già iniziato costruirsi, negli anni precedenti, dal basso, alimentando le rispettive funzioni di controllo e stimolo tra politica e educazione (Bertolini, 2003). Un esempio, in tal senso, è offerto dalla collaborazione tra la città di Aberdeen e il Parlamento dell’Infanzia Scozzese, volta a rendere la città non meramente child-friendly, bensì rispettosa dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Per concretizzare questo progetto è stato inevitabile avviare una collaborazione con le scuole della città–agenzie educative formali per eccellenza–, in maniera particolare con la scuola primaria di Manor Park. Il contributo metterà in luce alcune buone prassi rinvenute in tale contesto, con un focus sul ruolo della partecipazione di bambine e bambini, per tornare al contesto nazionale, a cui è stato raccomandato (Gruppo CRC, 2020), diverse volte, di istituire un sistema di formazione regolare, obbligatorio e continuo sui diritti dei minorenni per tutte le figure professionali che lavorano con bambine/i e ragazze/i. Bibliografia • Bertolini, P. (2003). Educazione e politica. Milano: Raffaello Cortina Editore. • Comitato ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. (2001). Commento Generale n.1. LeFinalità dell'educazione. COnsultabile al seguente indirizzo: chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/viewer.html?pdfurl=https://gruppocrc.net/wp-content/uploads/2009/04/commento_generale_n._1_CRC.pdf&clen=158086&chunk=true • Gruppo CRC. (2020). 11 Rapporto CRC. Consultabile al seguente indirizzo: https://gruppocrc.net/area-tematica/educazione-ai-diritti-umani/ • Macinai, E. (2020). Diritti dell’infanzia: una prospettiva pedagogica per coglierne il senso a trent’anni dalla CRC. In I. Biemmi & E. Macinai (Eds.), I diritti dell’infanzia in prospettiva pedgaogica. Equità, inclusione e partecipazione a 30 anni dalla CRC. Milano: FrancoAngeli. • Yin, R. K. (2014). Case study research: design and methods. Thousand Oaks, California, USA: SAGE Publications Inc. |