Un confronto fra due regioni attraverso la stratificazione umana: la Sardegna centro-orientale e la Campania felix
Autor: | Fabrizio Benincasa (1), Donatella Carboni(1), Matteo De Vincenzi(1), Sergio Ginesu(1), Michele M. Gutierrez(2), Roberto Reali(3) |
---|---|
Jazyk: | italština |
Rok vydání: | 2009 |
Zdroj: | Firenze: CNR-IBIMET, 2009 info:cnr-pdr/source/autori:Fabrizio Benincasa (1), Donatella Carboni(1)*, Matteo De Vincenzi(1), Sergio Ginesu(1)*, Michele M. Gutierrez(2), Roberto Reali(3)/titolo:Un confronto fra due regioni attraverso la stratificazione umana: la Sardegna centro-orientale e la Campania felix/editore: /anno:2009 |
Popis: | L'aspetto maggiormente condizionante il rapporto uomo-ambiente è il clima, parola attuale per indicare ciò che in antico si chiamava climato, dal greco klìma-atos: inclinazione (della Terra, dall'equatore al polo). Da sempre la parola indica, in qualche modo, "l'andamento consueto del tempo meteorologico in una data regione". La precedente definizione di clima fu data da Wladimir Köppen all'inizio del '900, ma nel tempo la definizione è andata affinandosi passando da "L'insieme delle condizioni normali e anormali, del tempo, che caratterizzano una località" (Filippo Eredia); a "Il complesso di condizioni atmosferiche che lo rendono più o meno confacente al benessere dell'uomo e allo sviluppo di quelle piante che gli servono" (Luigi De Marchi). Nelle definizioni più recenti vengono prese in considerazione anche fattori antropologici ed economici: "Il clima è ben definito dalle condizioni meteorologiche e ambientali che caratterizzano una regione geografica per lunghi periodi di tempo, determinandone la flora e la fauna, e influenzando anche le attività economiche, le abitudini e la cultura delle popolazioni che vi abitano". Pertanto solo nei lavori più recenti vengono prese in considerazione anche componenti antropologiche ed economiche. Le precedenti "definizioni" nella loro "vaghezza" mostrano di fatto quanto sia difficile definire il clima. Espressioni del tipo: andamento consueto del tempo, per lunghi periodi di tempo, ecc, che si trovano nelle definizioni di Clima sono del tutto soggettive e vaghe. Ogni autore ha proposto, spesso in relazione ai propri studi, una sua definizione di lungo periodo di tempo e, per quanto riguarda le finalità di questo lavoro, sembra esserci una sufficiente convergenza nel considerare congruo un periodo di tempo di 30 anni solari (1 anno climatologico = 30 anni solari). Ancora, termini come piovoso, temperato, continentale, ecc, ci dicono poco o nulla sulle caratteristiche generali. Essi, infatti, caratterizzano aspetti locali di una situazione prodotta da un vastissimo scambio di cause, effetti e retroazioni che si svolgono tra atmosfera, oceani, continenti, orografia, idrografia, vegetazione. Azioni che occupano una scala spaziale che coinvolge l'intero nostro sistema solare e una scala temporale che si estende dalle ere più remote a oggi. Presso i popoli antichi ci fu una unità di pensiero, desiderosa di tramandare che in principio era il caos e che un primo ordine nell'universo si ebbe dopo una violenta separazione della Terra dal Cielo realizzatasi con l'interposizione, tra l'una e l'altro, dell'Aria. Un mezzo di indagine, sull'interpretazione dei fenomeni naturali data dai popoli antichi, ci è fornito dalla filologia che, studiando criticamente i testi di epoche lontane, ci mostra, attraverso il linguaggio, quali fossero in proposito i concetti più arcaici e comuni. Le lingue primitive indoeuropee crearono la mitologia tutte nello stesso modo e il culto delle divinità associate ai fenomeni naturali ne costituì la parte comune principale. Da sempre c'è una strettissima connessione fra cultura, fede e ricerca scientifica. Umanesimo e Scienza sono realtà profondamente legate e ciò rende il Clima argomento di dominio comune, a prescindere dai confini tradizionali posti, più o meno artificialmente, tra chi opera nel mondo delle scienze chi in quello delle lettere. Oggi, più che in passato, questi confini vanno abbattuti perché dobbiamo, insieme, affrontare il problema delle modificazioni climatiche. Molte sono le cause che possono provocare modificazioni climatiche, e queste, in una lunga catena di interazioni, pur generandosi in zone assai lontane, possono influenzare fortemente la meteorologia e le condizioni ambientali dei territori in cui viviamo. Influenza che può sia cancellare la vita sia favorire lo sviluppo di nuove civiltà, capaci di utilizzare ciò che lì in quel momento la natura mette a disposizione, ovvero può causare migrazioni di intere popolazioni con le loro tragedie, la loro storia, le loro speranze. Quanto sopra ci induce a rifiutare definizioni stereotipate di clima, poiché ciò significherebbe ignorare che la natura plasma e modifica continuamente la vita della Terra e che, con l'Uomo, il Clima è responsabile dello sviluppo delle nostre civiltà. Il rapporto tra clima e paesaggio non è però immediatamente evidente. Il clima entra in rapporto con il paesaggio attraverso le piante, gli animali e l'uomo, a differenti livelli di scala. Il paesaggio diventa pertanto un panorama antropizzato, cioè un oggetto di sollecitazioni, in costante evoluzione, da parte delle società umane. Esso permette allora di stabilire un legame tra le società e alcuni fenomeni naturali. Attraverso il clima non si cerca, però, di dare una spiegazione a tali fenomeni, ma ci si sforza di utilizzarli come mezzi di comprensione di quelle realtà che non sono di ordine naturale, bensì frutto di fenomeni della società. Il clima diviene, dunque, fattore di unione, che garantisce la concezione di ambiente geografico che abbraccia non solo l'influenza della natura, ma quella dell'uomo stesso, che diviene soggetto agente della natura, che trasforma a fondo l'ambiente naturale. Da quanto detto emerge lo sforzo di trovare delle chiavi di lettura per interpretare le forme e le ragioni della varietà del mondo. Le chiavi sono le nozioni di: regione -ambito della superficie terrestre nel quale si è affermato un certo genere di vita, spazio i cui limiti non sono definibili con precisione, ma che sono dati da condizioni ambientali particolari rispetto alle quali è venuto proponendosi un genere di vita che connota la regione stessa; paesaggio -nella sua accezione più ampia, definisce il luogo ove è possibile rintracciare e riconoscere le testimonianze più diverse di un territorio attraverso la decodificazione dei suoi segni e giungere alla conoscenza della realtà; il paesaggio è, inoltre, il territorio percepito e rappresentato sulla base del nostro sentire, emozionarci, patire, progettare, rammemorare; territorio-spazio di vita dell'uomo e della società, spazio che ha dei limiti, che ha delle caratteristiche fisiche sulla base delle quali si modella l'azione dell'uomo. Tali concetti non possono esaurirsi però in simili definizioni ma vanno arricchiti di diverse e più complesse valenze, in quanto si rivelano fondamentali soprattutto in un mondo che cambia di continuo. Gli elementi del paesaggio appartengono a tre categorie: caratteri naturali, caratteri dell'antropizzazione e caratteri culturali includendo in quest'ultima categoria anche la dimensione immateriale (i sentimenti, l'appartenenza, il legame tra le genti, ecc.). Il paesaggio non è, quindi, fatto solo per essere guardato, ma rappresenta l'inserirsi dell'uomo, della società nel mondo. Descrive il luogo della lotta per la vita, la base del suo essere sociale, la manifestazione del suo rapportarsi agli altri. Ma ancora di più, proprio per le sue valenze estetiche, il paesaggio presuppone la presenza dell'uomo, anche laddove essa prenda la forma dell'assenza. Le interrelazioni fra individui e ambiente, le percezioni e l'utilizzo delle stesse e il loro impatto sull'ambiente sono i temi fondamentali, strettamente intrecciati, della geografia umana. I suoi modelli e le sue spiegazioni sulle interrelazioni fra i vari elementi dello spazio terrestre ci assicurano una visione più chiara dei sistemi economici, sociali e politici all'interno dei quali viviamo e operiamo. Proprio considerando l'uomo come prodotto della storia, si capisce che sono importanti i rapporti che esso stabilisce con l'ambiente naturale, ma essi sono influenzati o addirittura decisi dall'uomo in quanto egli ha costruito attraverso il tempo la sua organizzazione, messo a punto le sue capacità di confrontarsi con la natura: utilizzandone le risorse, degradandola o armonizzandosi con essa. Le scelte possibili sono varie ma generalmente rapportate ai bisogni o alle aspirazioni che la storia ha posto di fronte all'uomo in un certo momento. Tuttavia le scelte dell'uomo avvengono pur sempre entro ambiti di natura con caratteristiche peculiari che alla fine differenziano le società le une dalle altre. La differenziazione avviene sulla base del genere di vita, ovvero l'insieme delle attività, dei mezzi tecnici, delle forme di abitazione, dei modi di vivere, di vestire e di alimentarsi che caratterizzano una società. Ovviamente questi atteggiamenti e queste attitudini derivano da una storia che è la storia degli adattamenti e delle scelte che quella società ha compiuto nel suo processo di occupazione dello spazio. Tutto ciò evidenzia quanto sia importante capire le motivazioni che stanno alla base delle organizzazioni territoriali, le regole che presiedono alle trasformazioni dell'ambiente e del paesaggio. Conoscere l'ambiente in cui si opera e si vive non spetta solo agli uomini preposti a costruire e progettare ma a tutti coloro che abitano un luogo, un territorio. Conoscere un territorio significa saper vedere e capire le relazioni che intercorrono tra i vari fatti che ne formano il contesto, significa riconoscerne le specificità, le caratteristiche fisiche e antropiche, sapere come gli uomini del passato le abbiano interpretate, come storicamente sia venuta trasformandosi l'organizzazione del territorio come oggi lo vediamo. Così leggiamo il paesaggio per capire lo stato dell'ambiente, per riconoscere i valori di un territorio, la sua storia, le sue tradizioni, la sua economia, le sue fragilità. Il paesaggio, a cui si riferisce il presente lavoro, è la parte di Sardegna centro-orientale che si affaccia sul golfo di Orosei ed è delimitata dai comuni di Baunei, Urzulei, Oliena e Dorgali. Questa regione è una delle meno antropizzate dell'Isola e pertanto i paesaggi attuali, molto probabilmente, ricordano quelli osservati dalle popolazioni nuragiche che, favorite dall'impervietà del luogo, hanno abitato questa zona. Zona nella quale risultano meno incisive le successive epoche storiche (finché forti condizionamenti si sono instaurati in età moderna) che continua a vedere il prevalere, su tutte, delle attività agro-pastorali; attività favorite dalle condizioni geografiche e meteo-climatiche. Attualmente, a parte alcune località turistiche (Cala Gonone per attività balneari, Tiscali come sito archeologico) la zona non ha un flusso turistico confrontabile con quello nel resto della Sardegna, pur non mancando in essa luoghi, praticamente intatti, di grandi suggestioni ambientali, preistoriche e storiche. Di fronte a questa regione, al di là del mar Tirreno nel nord-Campania, si estende la Terra di Lavoro. Territorio quasi totalmente pianeggiante ricco di acqua e fertilissimo, sfruttato fino dai tempi più remoti (Campania felix), che mantiene, a differenza della Sardegna centro-orientale, poco o nulla dell'antico paesaggio. Siamo cioè in presenza di due situazioni fondamentalmente diverse: una praticamente intatta, disabitata e inutilizzata, l'altra fortemente modificata, antropizzata e sfruttata. Regioni geologicamente e fisicamente diverse che hanno ospitato e prodotto popolazioni e culture diverse. Questo Volume, riguardante la Sardegna centro-orientale, e il successivo, riguardante la Campania felix, si propongono di descrivere le diverse situazioni attuali, alla luce dell'analisi fisico-geologica (paesaggio fisico), storico-culturale (paesaggio storico), socio-economico (paesaggio umano), delle due regioni. Questa analisi vuole porre le basi per uno studio successivo mirante al recupero dei siti più degradati e alla valorizzazione di quelli sconosciuti, al fine di produrre una fruibilità non invasiva del territorio creando percorsi naturalistici e culturali, con impatto minimo sul paesaggio. Lo studio sarà completato con una valutazione della ricaduta economica e occupazionale di tali attività. |
Databáze: | OpenAIRE |
Externí odkaz: |