Definizione di strategie sostenibili per la gestione di bacini idrografici in aree semiaride
Autor: | Portoghese I., AA.VV. Lamaddalena N., Piccinni A.F., Vurro M. (Eds.) |
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Jazyk: | italština |
Rok vydání: | 2008 |
Předmět: | |
Zdroj: | Quaderni-Istituto di Ricerca sulle Acque 128 (2008): 1–166. info:cnr-pdr/source/autori:Portoghese I.; AA.VV. Lamaddalena N.; Piccinni A.F.; Vurro M. (Eds.)/titolo:Definizione di strategie sostenibili per la gestione di bacini idrografici in aree semiaride/doi:/rivista:Quaderni-Istituto di Ricerca sulle Acque/anno:2008/pagina_da:1/pagina_a:166/intervallo_pagine:1–166/volume:128 |
Popis: | Il presente studio è stato indirizzato alla definizione di un percorso metodologico per la individuazione di standard e obiettivi per perseguire la salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità ambientale dei bacini idrografici in aree semiaride, nonché l'utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali attraverso la predisposizione di misure ed interventi opportuni, in coerenza con le finalità delle normative di riferimento. A tale scopo, individuato quale bacino idrografico pilota, il torrente Candelaro, è stata fondamentale la conoscenza acquisita circa le caratteristiche idrologiche del bacino stesso, inclusi gli impatti delle attività umane sullo stato delle acque superficiali e delle sue interazioni con le acque sotterranee, e degli habitat che dipendono direttamente dall'ambiente acquatico. Pertanto, sia la definizione degli standard e obiettivi, che la proposta di misure di intervento sono il risultato delle analisi di tipo ecologico, idrologico e di uso del territorio condotte durante il progetto. L'analisi di contesto, riportata inizialmente, fornisce una panoramica sullo stato dei luoghi con particolare rilievo alle caratteristiche idrologiche del bacino. L'obiettivo finale di tale sezione è di fornire una valutazione dello stato ambientale del bacino e dei principali corpi idrici in esso presenti. La caratterizzazione dello stato ambientale ha richiesto la definizione degli elementi di qualità per il monitoraggio dei corpi idrici superficiali e sotterranei ai sensi della Direttiva, nonché l'individuazione degli ecosistemi rilevanti presenti nel bacino e connessi con le dinamiche idrologiche dei corsi d'acqua. In particolare, sono stati individuati gli ecosistemi rilevanti analizzando in modo congiunto gli elementi morfologici attraverso il modello digitale del terreno, e le ortofoto a colori per la classificazione della vegetazione delle zone umide riparie e di foce: tali elementi sono stati validati tramite verifiche a terra. Nell'analisi degli ecosistemi rilevanti, sono risultati di particolare interesse per il contesto considerato gli ecosistemi ripari relativi ai corsi d'acqua, in quanto essi creano veri e propri corridoi ecologici che interrompono l'uniformità assoluta del paesaggio di riferimento (agrario della Capitanata). A tale scopo sono stati presi in considerazione diversi metodi di rilevamento dello stato ecologico dei corpi idrici superficiali, individuando il metodo CARAVAGGIO quale più adatto alle caratteristiche idrologiche e di habitat dei corpi idrici superficiali afferenti al bacino del Mediterraneo. L'elemento principale per la sopravvivenza dell'habitat ripario è certamente la presenza di acqua fluente, per cui uno degli elementi dell'analisi di contesto è stato l'individuazione di un modello concettuale integrato per la rappresentazione dei processi idrologici nel bacino del Candelaro. Nella metodologia di lavoro sviluppata, la sezione successiva all'analisi è dedicata alla diagnosi sullo stato ecologico dei corsi d'acqua e sulle principali pressioni riguardanti i corpi idrici e il territorio. In tale ambito, l'attenzione è stata rivolta ai corsi d'acqua e alle fasce riparali e zone umide disposte in prossimità del reticolo idrografico ed in particolare ai siti di indagine individuati lungo il reticolo idrografico e tali da essere considerati rappresentativi di un ampio gradiente di qualità ecologica. Per lo sviluppo dell'analisi sono stati classificati i tipi fluviali presenti nel bacino campione ed è stato trattato il problema della definizione delle condizioni di riferimento rispetto alle quali misurare lo stato di qualità. Le valutazioni sulla qualità ecologica, in accordo con quanto suggerito dal D.Lgs. 152/06, sono state condotte confrontando la metodica IBE, indicata dal D.Lgs. 152/99, con altre metriche (Intercalibration Common Metrics, ICMs) più aderenti alla Direttiva 2000/60/CE, risultando queste ultime maggiormente efficienti nel descrivere i gradienti di qualità osservati nelle aree mediterranee. La valutazione della qualità ecologica si completa con la diagnosi delle pressioni che determinano il degrado dei corpi idrici, essendo lo stato ecologico la rappresentazione del complesso di interazioni naturali ed antropiche che caratterizzano gli habitat acquatici. Nel caso in questione, le pressioni agenti sono in buona parte ascrivibili all'utilizzo agricolo intensivo del territorio che da una parte contende alla dinamica naturale dei corsi d'acqua gran parte delle aree golenali; dall'altra determina un elevatissimo livello di pressione sullo stato di qualità e di quantità sulle risorse idriche. Le pressioni, in buona parte di origine naturale, derivanti dalla variabilità del regime idrologico naturale sono state trattate mediante l'uso di modelli matematici afflussi-deflussi in grado di stimare l'andamento dei deflussi nel corso dell'anno e quindi di prevedere le condizioni naturali di stress idrico dell'habitat. Analogamente, è stata condotta un'analisi degli elementi chiave in relazione ai fabbisogni idrici dell'agricoltura ed alle condizioni di stress sulle risorse idriche. Infatti, attraverso la conoscenza degli ordinamenti colturali del bacino e la valutazione del bilancio idrico, è stato stimato il fabbisogno irriguo medio, risultando questo, nella maggior parte degli anni, superiore alla disponibilità idrica consortile. Una volta delineato il quadro dello stato ecologico e individuate le principali pressioni che ne sono causa, il passo successivo della metodologia è l'identificazione di standard e obiettivi di qualità specifici per i corpi idrici considerati, dando rilievo alla categoria dei corpi idrici fortemente modificati. L'ultima fase della metodologia è quella che mira a definire le possibili misure di intervento per il territorio di riferimento atte al raggiungimento degli obiettivi di qualità posti dalla Direttiva. L'approccio seguito è stato articolato in due momenti distinti ma complementari. Dapprima sono state definite, mediante la sperimentazione nei siti presi in esame, le proposte di intervento per la mitigazione del degrado della qualità ecologica riscontrato; quindi, in accordo con le normative di riferimento nella logica della gestione integrata delle risorse idriche (IWRM), è stato avviato il processo partecipativo che ha coinvolto i maggiori portatori di interesse operanti sul bacino con l'obiettivo di ampliare il dibattito sulle problematiche ambientali ed economiche, fornendo anche un quadro realistico sulle possibili controversie tra gli interessi contrapposti che potranno verificarsi nella predisposizione ed attuazione del piano di gestione del bacino. In conclusione, la metodologia individuata ed applicata sul bacino del Candelaro si pone come strumento conoscitivo, a prevalente carattere cientifico, utile alla predisposizione del piano di gestione del bacino. |
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