Le società locali e il problema del consenso

Autor: Michele Maria Rabà
Jazyk: italština
Rok vydání: 2018
Předmět:
Zdroj: Tavola rotonda "Europa e Mediterraneo nell'età delle Guerre d'Italia", Bergamo, Università degli Studi, Dipartimento di Lettere, 30-31 maggio 2018
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Popis: Sino ad anni relativamente recenti, la storiografia sul Militare ha sovente associato vittorie epocali e conquiste al dispiegarsi delle potenzialità offensive di una particolare tattica o formula organizzativa adottate dalle truppe vincitrici, o di un ritrovato tecnologico capace di assicurare la supremazia sul campo. Difficile, ancora oggi, dissociare le vittorie inglesi nella Guerra dei Cento Anni dall'arco lungo di Crecy e Azincourt, o la rapida conquista spagnola del Messico azteco e del Perù incaico dal cavallo e dall'archibugio, l'egemonia francese nella Penisola italiana agli inizi del XVI secolo dal cannone e dai quadrati svizzeri, e quella asburgica, di poco posteriore, dal tercio, la formula organizzativa proto-reggimentale castigliana che combinava sapientemente la forza difensiva del quadrato di picchieri e quella offensiva delle armi da fuoco e della cavalleria. Analizzata da una prospettiva fenomenica e multi-disciplinare, quella della cosiddetta New Military History, ogni vittoria 'totale' appare come la conseguenza, innanzitutto, della crisi interna di consensi ad una leadership in espansione sotto il profilo territoriale o sotto il profilo delle prerogative sovrane, ma non ancora consolidatasi, o dello sgretolarsi di un aggregato politico per effetto delle aspirazioni centrifughe delle élite e delle lotte intestine per il potere tra fazioni. Non stupisce dunque di ritrovare - quale occasione, pretesto e porta d'ingresso in territorio nemico per tutte le spedizioni inglesi in terra di Francia - la defezione di un grande feudatario 'scontento' dell'empirica centralizzazione del governo nelle mani del re di Francia e del suo Consiglio, o l'appello di un principe confinante (di volta in volta il re di Navarra, il duca di Bretagna, il duca di Borgogna), intimorito dall'apparentemente naturale vocazione di Parigi all'espansione nel Continente; spedizioni inglesi il cui nerbo fu non di rado costituito da soldati borgognoni e da quella piccola nobiltà guascona che, proprio nelle Guerre d'Italia, avrebbe costituito i primi nuclei della fanteria 'nazionale' francese, noti come le vieilles bandes de Piémont. Né appare più oggetto di possibili obiezioni il ruolo vitale delle soggettività politiche indie recentemente sottomesse da Aztechi e Inca nei successi militari di Cortés e dei fratelli Pizarro, che dagli autoctoni ricevettero preziose informazioni su un territorio sterminato e ancora sconosciuto, risorse alimentari, equipaggiamenti e decine di migliaia di guerrieri ausiliari. Persino quando una radicale contrapposizione ideologica e religiosa sembrerebbe precludere qualunque intelligenza tra i popolazioni autoctone e i poteri 'stranieri', la lente d'ingrandimento delle fonti restituisce sovente un quadro variegato e problematico: come è stato recentemente sottolineato da Marco Pellegrini, le lotte intestine all'interno delle città rivierasche maghrebine tra fazioni disposte a chiamare i cristiani d'oltremare per avere ragione dei propri rivali, o per difendersi da potenze musulmane in espansione, giocarono nell'espansione spagnola in nord d'Africa un ruolo almeno pari a quello, esercitato nella conquista ottomana dell'Ungheria dai fermenti delle popolazioni contadine magiare, già in ebollizione prima della battaglia di Mohács, e ansiose di scrollarsi di dosso il giogo nobiliare grazie al nuovo regime introdotto dagli 'infedeli'. Lo stesso si può dire per le Guerre d'Italia, laddove l'egemonia instaurata nella Penisola dal Regno di Francia, prima, e dalla dinastia asburgica poi, si avvalse abbondantemente del contributo di una nobiltà locale scontenta delle rispettive leadership signorili regionali ed ansiosa di conquistare la benevolenza di potenti sovrani e con essa nuove infeudazioni, nuovi privilegi, nuovi titoli e gradi in corti fastose e rinomate, nuovi comandi militari e il sostegno prestato dagli eserciti stranieri nelle contese locali: «I territori italiani», ha scritto Henry Kamen, «rivestirono, nella formazione del potere acquisito in Europa dagli Spagnoli, un'importanza molto maggiore di quanto gli spagnoli stessi fossero disposti a riconoscere. In termini molto concreti, senza l'Italia l'impero spagnolo non sarebbe esistito».
Databáze: OpenAIRE