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Il saggio analizza la pratica dei cosiddetti testamenti dell’anima o ad pias causas, imposti, in virtù di una consuetudine «antica e immemorabile», dall’episcopato del Regno di Napoli che, in analogia con quanto avveniva in altri Stati europei, interveniva nei casi di morte improvvisa, redigendo un atto dispositivo in nome di coloro che erano deceduti senza testamento. Questa prassi, a partire dal XVI secolo, sarà al centro di un’aspra conflittualità sul piano giurisdizionale, scatenata dalle denunce presentate al Consiglio Collaterale e alla Delegazione della Real Giurisdizione da quegli eredi dei morti ab intestato, che non intendevano piegarsi alle richieste, talvolta onerose, di certa parte dell’episcopato del Regno di Napoli. |