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La presente ricerca è incentrata sullo sbarco di Salerno del settembre 1943, uno degli eventi più importanti della Seconda guerra mondiale, concepito come una sorta di laboratorio tattico, per la conoscenza del territorio e l’apprendimento di corrette tecniche di sbarco anfibio. Allo stesso tempo, l’operazione Avalanche fu un episodio cruciale per la campagna d’Italia, perché inaugurava i termini e le conseguenze di quello scontro asimmetrico (condotto al risparmio dagli alleati, all’ultimo sangue dai tedeschi) che avrebbe segnato tutti i mesi successivi, fino alla liberazione del Paese nell’aprile del ’45. La tesi affronta inoltre il nodo cruciale dell’incontro tra la realtà dei «liberatori» e quella degli occupati-liberati, articolando lo sviluppo del racconto dalle diverse prospettive dei soggetti in campo – i salernitani con lo sguardo rivolto agli alleati, gli alleati in relazione ai salernitani (e, per estensione, ai meridionali e agli italiani) – fino a coinvolgere il punto di vista della influente comunità italo-americana. Gli elementi che emergono con maggior forza sono i seguenti: 1) le linee guida dell’amministrazione alleata, senza sottacere le differenze tra inglesi e statunitensi (la matrice autoritariocolonialista britannica, di contro alla spinta egemonico-collaborativa americana); 2) la frizione con il territorio locale, investito dalla novità dei consumi e dalla pervasività non sempre tollerata (o tollerabile, come nel caso dei tentativi di violenza) della presenza alleata; 3) l’accostarsi di mentalità e il farsi-disfarsi dei pregiudizi reciproci. Infine viene esplicitato quello che costituisce il cuore della ricerca nonché una delle sue tesi di fondo: l’intreccio inestricabile tra diacronia storica e sincronia geografica, tra il procedere degli eventi politico-militari e i condizionamenti geografico-materiali dello sviluppo bellico. Questo complesso prisma interpretativo è alimentato da una dettagliata conoscenza della letteratura esistente e soprattutto da una copiosa documentazione primaria d’origine anglosassone (il fondo ACC presso l’Archivio Centrale dello Stato a Roma e i fondi presso i National Archives londinesi). This research focuses on one of the most important events of World War II: the landing of Salerno on September 1943. In the fact, it has always been considered as a tactics lab, in which both awareness of the environmental conditions and proper amphibious landing techniques played a fundamental role. At the same time, Operation Avalanche was a crucial episode in the Italian campaign, as it was the starting episode in the final clash between the solid self-confidence of the Allies and the tireless opposition of the German that would lead to the liberation of our country in April of 1945. It also addresses the interweaving realities of the "liberators" on one side and that of the occupated-liberated Southern Italian along with the Italoamerican population on the other. The elements emerging with greater force are the following: 1) The guidelines of the Allied administration, showing the differences between the British conception (authoritarian and colonialist) and the American (hegemonic and cooperative); 2) The contrast with the local territory, invested by the lumbering Allied presence; 3) The mentality gap and mutual prejudices, to be swept away. Finally, the inextricable intertwining between historical diachrony and geographical synchrony, between the occurring of political-military events and the geographicalmaterial junctures of war, is explained. This complex interpretation is supported by a detailed knowledge of the available literature and by a large quantity of first-hand Anglo-Saxon documents (ACC at the Archivio Centrale di Stato in Rome and the dedicated sections in the National Archives of London). Dottorato di ricerca in Storia d'Europa: società, politica, istituzioni (XIX-XX secolo) |