«Precisione di un’ideologia». Edoardo Persico tra Venti e Trenta: arte, critica, architettura

Autor: Dantini, Michele
Jazyk: angličtina
Rok vydání: 2019
Předmět:
Zdroj: piano b, Vol 3, Iss 1, Pp 187-207 (2019)
ISSN: 2531-9876
Popis: Per chi studia l’arte italiana del Novecento e desidera verificare se e quali continuità possano esservi state tra prima e seconda metà del secolo, la figura di Persico, ad oggi scarsamente decifrata, è un passaggio obbligato. È vero: talvolta risuona il luogo comune secondo cui le tracce dell’attività di Persico, in ambito figurativo, sarebbero state «brevi» e «lievi». Ma è appunto questo luogo comune che si intende qui sfidare, segnalando istanze, prospettive o «ideologie» che Persico sviluppa già nel decennio di formazione e che sono poi destinate a orientare in modo molteplice, sul «lungo periodo», l’attività di questo o quell’artista a lui legato da vincoli intellettuali e affettivi (da Garbari a Fontana a Birolli, per esemplificare; senza dimenticare Rosai). Occorre riferirsi in primo luogo al tema dell’«arte sacra», che Persico invita, sulle tracce di Maritain, suo filosofo-teologo guida, a rinnovare in profondità, disertando iconografie, tecniche e generi tradizionali; e all’incoraggiamento del dialogo tra arte e architettura, che Persico stesso, a partire dal 1934, persegue su piani anche pratici contribuendo in misura decisiva alla progettazione di «ambienti». Occorre riferirsi soprattutto a una circostanza almeno in parte meta- o extra-stilistica, tuttavia dirimente, che regola in Persico i rapporti tra arte italiana e arte europea, tra «tradizione» e modernità. In sintesi: alla luce di principi e convinzioni radicate, a cavallo tra anni Venti e Trenta Persico matura un modello di modernità (o meglio di modernismo) italiano altamente differenziato e specifico, per così dire sincretico, attraverso cui si prefigge di tenere assieme aperture cosmopolite e memoria della madrelingua tre-quattrocentesca; «europeismo» e «nazione». Tale modello, implicitamente non collaborazionista e anticoncordatario sotto profili politici, appare già abbozzato nei primi testi «torinesi» dedicati alle arti figurative e trova esplicita formulazione nel 1930, con l’appello alla «rivolta cattolica». Ha un duplice senso polemico: è rivolto sia contro Strapaese che contro Stracittà o le frange più ufficiali del Novecento.
piano b. Arti e culture visive, V. 3, N. 1 (2018): Continuità / discontinuità nella storia dell’arte e della cultura italiane del Novecento. Arti visive, società e politica tra fascismo e neoavanguardie
Databáze: OpenAIRE