Giuseppe Antonio Borgese, lettore di Proust

Autor: Nicolas Bonnet
Přispěvatelé: Centre Interlangues : texte, image, langage [Dijon] (TIL), Université de Bourgogne (UB)-Université Bourgogne Franche-Comté [COMUE] (UBFC), Laura Restuccia, Antonino Velez, Bonnet, Nicolas
Jazyk: italština
Rok vydání: 2020
Předmět:
Zdroj: L'ape iblea dalla zagara all'edelweiss/ Miscellanea per Giovanni Saverio Santangelo
Laura Restuccia; Antonino Velez. L'ape iblea dalla zagara all'edelweiss/ Miscellanea per Giovanni Saverio Santangelo, 1, Palermo University Press, pp.39-54, 2020, Rifrazioni letterarie, 9788855091527
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Popis: International audience; A differenza di Cecchi e Debendetti che furono i primi in Italia ad interessarsi seriamente a Proust, Borgese, prestigioso cronista del «Corriere della Sera», non contribuì, e il meno che si possa dire, alla fortuna della Recherche in Italia. I brevi paragrafi che gli dedica nel 1930 in Giro lungo per la primavera contengono in nuce il giudizio negativo che svilupperà tre anni dopo nell’unico saggio che gli abbia dedicato. Spingendosi fino a mettere in dubbio che esista un solo vero lettore di Proust, Borgese identifica proustismo e snobismo e vede solo posa ed impostura nei sedicenti cultori della Recherche. Pubblicato sul “Corriere della Sera” nel 1933, durante quella sua permanenza negli Stati Uniti iniziata due anni prima che si sarebbe poco tempo dopo trasformata in un vero e proprio esilio politico, "Proust o il miele del sonno" è l’ultimo articolo dedicato da Borgese alla letteratura francese. Ora, è proprio nel 1933 che escono le prime monografie italiane su Proust:che attestano l’interesse che, a dispetto dell’ostilità di buona parte della critica fascista, continua a suscitare l’autore della Recherche nella penisola . La critica borgesiana presenta due versanti, il primo di ordine morale, il secondo, di ordine estetico. Da un lato, egli fustiga il compiacimento col quale Proust dipinge un microcosmo decadente popolato da sibariti privi di ogni spessore umano. Dall’altro, mette l’accento sul presunto difetto di costruzione e di ritmo del romanzo: l’interminabile racconto del narratore insonne avrebbe una potente virtù soporifera. In una cronaca pubblicata sulla “Tribuna” il 21 ottobre 1921, Emilio Cecchi oppone il modello romanzesco rappresentato dal Rubè di Borgese, giudicato sterile, a quello della Recherche di Proust, capace invece di stimolare la creatività . Accecato dall’aversione che nutre nei confronti del rivale, Cecchi non coglie le analogie tra le due poetiche. Sebbene possa sembrare a prima vista forzato questo paragone, esso è legittimo da diversi punti di vista. Ci sono in effetti molte analogie tra l'opera di Borgese e quella di Proust..Proust e Borgese sono due eredi della tradizione simbolista che rinnovano ognuno a modo suo. L’anti-naturalismo, l’idealismo, il neoplatonismo sottendono le loro rispettive poetiche.
Databáze: OpenAIRE