Analisi geologica integrata di dati sedimentologici, morfobatimetrici e sismici di altissima risoluzione nell'offshore settentrionale del Promontorio del Cilento (Campania)

Autor: Gemma Aiello
Jazyk: italština
Rok vydání: 2009
Předmět:
Zdroj: GNGTS2009, Trieste, 2009
info:cnr-pdr/source/autori:Gemma Aiello/congresso_nome:GNGTS2009/congresso_luogo:Trieste/congresso_data:2009/anno:2009/pagina_da:/pagina_a:/intervallo_pagine
Popis: E' stata eseguita un'analisi geologica integrata di dati sedimentologici, morfobatimetrici e sismici di altissima risoluzione nell'offshore settentrionale del Promontorio del Cilento tra la foce del fiume Solofrone e Punta Licosa con lo scopo di effettuare una ricostruzione dettagliata dell'evoluzione tettonico-sedimentaria della piattaforma continentale durante il Pleistocene superiore. L'interpretazione dei profili sismici a riflessione è stata effettuata utilizzando i criteri della stratigrafia sequenziale, basata sul riconoscimento delle sequenze deposizionali e dei system tracts. Queste ultime unità. equivalenti alle unità stratigrafiche delimitate da limiti inconformi (Sintemi- Unconformity Bounded Stratigraphic Units; Hong Chang, 1975; Walsh, 2001; North America Stratigraphic Code, 2005) sono gruppi di strati delimitati da superfici prevalentemente sincrone o da intervalli ad esse assimilabili, al cui interno sono riconoscibili vari sistemi deposizionali. Questi ultimi possono essere calibrati con le analisi sedimentologiche delle campionature di fondo e di sottofondo, tramite il riconoscimento delle associazioni di litofacies tipiche della spiaggia sommersa e della piattaforma continentale interna ed esterna. Nel settore emerso del Promontorio del Cilento affiorano estesamente le successioni silicoclastiche ascrivibili al Gruppo del "Flysch del Cilento" Auct., coinvolte dalla deformazione della catena appenninica durante il Cenozoico e successivamente interessate da distensione e da sollevamento tettonico a partire dal Pliocene superiore (Bonardi et al., 1988; Critelli, 1999). Il Gruppo del Cilento, di età compresa tra il Langhiano ed il Tortoniano, che oscilla di spessore tra 1200 e 2000 metri, giace in discordanza sul Complesso Liguride ed è a sua volta ricoperto in discordanza dalla Formazione del Gorgoglione (Tortoniano superiore) e dalle Formazioni di Monte Sacro, Oriolo e Serra Manganile. Questo consiste di numerosi sistemi deposizionali torbiditici e di numerosi megastrati carbonato-clastici e di debris flows grossolani vulcanoclastici e torbiditici. Le arenarie del Gruppo del Cilento sono quarzolitiche, vulcanolitiche e quarzofeldspatiche. I detriti derivanti dalle Liguridi appaiono solo nel Gruppo del Cilento medio-superiore, suggerendo segnali iniziali dell'emersione del Complesso Liguride. Chiari segnali di emersione e di erosione sono registrati dalle Arenarie di Piaggine, di età compresa tra il Serravalliano ed il Tortoniano (Castellano et al., 1997). Le arenarie quarzolitiche di Piaggine sono derivate dal detrito del Complesso Liguride suggerendo che, al limite Serravalliano-Tortoniano, il Complesso Liguride era in una posizione subaerea. L'offshore settentrionale del Promontorio del Cilento è caratterizzato dalla presenza di ampie zone di alto strutturale, che rappresentano il proseguimento in mare dell'alto strutturale di Punta Licosa ed al di sopra del basamento acustico roccioso sono talora presenti sedimenti pleistocenici ed olocenici, il cui spessore, di poche centinaia di metri evidenzia una velocità di sedimentazione piuttosto ridotta. La Valle di Salerno rappresenta un bacino sedimentario di half-graben, la cui individuazione è stata controllata, nel Pleistocene inferiore, dalla faglia maestra Capri-Penisola Sorrentinal, che borda il margine meridionale della Penisola con rigetti complessivi dell'ordine dei 1500 metri, ribassando le assise carbonatiche meso-cenozoiche mediante una gradinata di faglie dirette. Nuovi dati di sismica multicanale recentemente acquisiti nell'area dal CNR-IAMC di Napoli (Marsella et al., 2005; Aiello et al., 2007) hanno mostrato un'importante unconformity, posta tra i 2000 ed i 2500 metri di profondità, correlabile con il top dei carbonati meso-cenozoici, che segna la base del riempimento plio-pleistocenico della Valle di Salerno, con uno spessore complessivo di 1500 metri. L'intensa attività tettonica sinsedimentaria, attiva fino al Pleistocene superiore in corrispondenza di faglie listriche ad andamento NNW-SSE ha innescato instabilità gravitative sottomarine, evidenti come facies acustiche caotiche intercalate a varie altezze stratigrafiche sui profili sismici multicanale. L'alto strutturale del Cilento è stato oggetto di studi dagli anni '90, quando l'interpretazione della sismica multicanale AGIP ha evidenziato ampie zone di alto strutturale, caratterizzate da facies acustiche sorde con basamento acustico prive di riflessioni interne (Sacchi et al., 1995), alternate a bacini sedimentari. Successivamente, l'acquisizione di sismica multicanale profonda lungo il margine tirrenico (Bertotti et al., 1999) ha confermato tale assetto strutturale, evidenziando come la struttura dell'alto del Cilento sia localmente complicata da piegamenti, faglie inverse e fenomeni di inversione di bacino, documentati lungo tutto il margine tirrenico orientale (Trincardi e Zitellini, 1987; Argnani e Trincardi, 1990; Sacchi et al., 1995). L'area emersa del Cilento (ed in parte anche la corrispondente area sommersa) è stata soggetta ad un sollevamento verticale dell'ordine dei 400 m dal Pleistocene inferiore al Pleistocene medio, controllato dalla neotettonica distensiva che ha coinvolto il margine tirrenico orientale. Tale sollevamento tettonico è evidenziato e confermato dalla quota e dalla distribuzione dei terrazzi marini affioranti a terra durante questo intervallo temporale. Numerosi lembi di superfici terrazzate intagliano, a fondo mare, le aree di affioramento del basamento acustico roccioso, evidenziando come l'area sommersa sia stata più volte sollevata e terrazzata durante il Pleistocene, fino al raggiungimento dell'assetto tettonico attuale. La misura delle paleo-profondità dei lembi delle superfici terrazzate potrebbe consentire una correlazione tentativa con i corrispondenti episodi di stazionamento basso del livello marino durante il Quaternario superiore. Evidenze di faglie dirette con piccolo rigetto verticale sono state rinvenute nelle aree di affioramento del basamento acustico roccioso al largo di Punta Licosa, frequentemente associate a morfologie erosive (canalizzazioni, superfici erosive policicliche). L'analisi sedimentologica delle litofacies affioranti al fondo mare è stata effettuata tramite lo studio delle granulometrie di campioni prelevati al fondo mare nelle fasce batimetriche rispettivamente comprese tra la linea di costa ed i - 30 m di profondità ed i - 200 m di profondità e classificati secondo Folk (1954). Nel primo intervallo batimetrico si è osservata una prevalenza di classi granulometriche ricadenti nel campo delle sabbie e subordinatamente di classi granulometriche ricadenti nel campo delle sabbie fangose e limose e dei limi argillosi. Più complessa e articolata è la granulometria dei campioni prelevati nel secondo intervallo batimetrico. La piattaforma continentale tra la foce del fiume Solofrone e l'alto di Punta Licosa è caratterizzata da litologie ricadenti nel campo delle sabbie ghiaiose e delle ghiaie sabbiose (frequentemente a drappeggio degli alti morfostrutturali del basamento acustico), passanti a sabbie limose ed a limi sabbiosi. L'interpretazione dei profili di altissima risoluzione nell'area in studio ha evidenziato la presenza di ampie zone del basamento acustico roccioso in sub-affioramento ed in affioramento al fondo mare, immergenti da terra verso mare con pendenze variabili al di sotto della copertura sedimentaria quaternaria. Quest'ultima è organizzata in tre principali unità sismostratigrafiche: la prima unità (1) è composta da sedimenti marini di piattaforma ed è caratterizzata da riflettori sismici piano-paralleli. La seconda unità (2) è caratterizzata da una facies acustica trasparente e da una geometria esterna di tipo lentiforme. L'unità presenta chiari indizi di erosione alla sua sommità e forma una struttura canalizzata in prossimità di una sacca di shallow gas. La terza unità è caratterizzata da una facies acustica con riflettori discontinui di ampiezza elevata, alternati ad intervalli trasparenti. Questa è presumibilmente composta da alternanze di depositi grossolani e fini. L'interpretazione di strisciate acustiche Sidescan Sonar ha consentito di seguire lateralmente l'andamento al fondo mare del limite della prateria a Posidonia oceanica e/o Cymodocea nodosa. E' inoltre evidente la presenza di dorsali sabbiose relitte di forma allungata, debolmente elevate sul fondale e lateralmente passanti a peliti e peliti sabbiose. In accordo con quanto già evidenziato da Coppa et al. (1988) e da Ferraro et al. (1997) l'evoluzione tettonico-sedimentaria della piattaforma continentale durante il Pleistocene superiore-Olocene è scandita dalla deposizione delle unità progradanti sabbiose del Pleistocene superiore, riferibili agli stadi isotopici 5, 4 e 3; successivamente, si ha la deposizione di una superficie di ravinement ben individuata e di corpi sedimentari caratterizzati da sabbie medie passanti ad argille siltose. Dalla fine dello stadio isotopico 5a il livello marino risulta in costante abbassamento fino allo stadio isotopico 2; durante questa fase di regressione forzata del livello marino si deposita un cuneo progradante, che amplia la piattaforma continentale di alcune decine di chilometri. La trasgressione versiliana, iniziata a partire da 18 ky B.P., ha provocato un forte spostamento verso terra delle facies costiere e la formazione di una superficie di ravinement, che tronca bruscamente verso l'alto i corpi progradanti e corrisponde al contatto tra sabbie grossolane e sabbie medie. Dopo il picco di massima ingressione dei 6 ky il mare raggiunge la sua attuale posizione, provocando la deposizione dei sedimenti olocenici.
Databáze: OpenAIRE